DATA DI ASSAGGIO DENOMINAZIONE TIPO NOME DEL VINO ANNATA AZIENDA GIUDIZIO VOTO Settembre 2016 Toscana IGT Canaiolo 2015 LA LASTRA Di apparente semplicità, è in realtà un vino molto gustoso, dalla componente fruttata, fragrante, fresca, ricca di succo; è dotato di una bevibilità coinvolgente e di una matrice floreale e “pepata” che lo nobilita. Nel …
VINO DEL GIORNO: Cabernet Franc La Fralluca
Alla sempre più corposa lista di Cabernet Franc di valore prodotti sulla costa toscana, possiamo aggiungere, senza la minima incertezza, quello prodotto da La Fralluca di Suvereto:
93/100 – Toscana Cabernet Franc IGT 2015 LA FRALLUCA
intenso e brillante nell’aspetto, si apre al naso su un ricco ventaglio di aromi che vanno dai frutti di bosco al pepe, dalla menta alle erbe aromatiche, con lievissimi tocchi di peperone e vaniglia sullo sfondo; in bocca è denso, morbido, bilanciato, lungo ed elegante nel finale. Un rosso già pienamente godibile ma in grado di migliorare ancora con la permanenza in bottiglia.
VINO DEL GIORNO: Brunello di Montalcino 2014 Collemattoni
91/92 Brunello di Montalcino 2014 COLLEMATTONI
Nell’ultimo Report pubblicato qui sono stati recensiti più di 70 vini ma non sono state molte, nell’annata 2014, le interpretazioni all’altezza del prestigio della denominazione del Brunello di Montalcino. Tra queste mi fa piacere segnalare quella realizzata da Collemattoni, un’azienda che ha il suo credo nel lavoro quotidiano nel vigneto più che negli effetti luccicanti del marketing o delle “pubbliche relazioni”.
Il Brunello 2014 è energico come pochi altri ed esibisce, grazie alle premurose attenzioni dedicate alla vigna, una materia prima eccellente. Ha un sapore intenso, progressivo, lungo nel finale.
Terre di Pisa/Terre del Vino – Luglio 2018
Organizzato dalla Camera di Commercio di Pisa in collaborazione con l’agenzia di comunicazione DarWine&Food, l’evento si è svolto il 4 e 5 giugno scorso. Emanuele Alessandro Gobbi ne traccia una rapida ma incisiva istantanea che non posso fare a meno di sottoscrivere in pieno.
TERRE DI PISA
di
Emanuele Alessandro Gobbi
C’è vivacità in quel di Pisa, o meglio, nelle “Terre di Pisa”, nuovo brand che identifica le peculiarità agroalimentari, artistiche, storiche, naturali e l’offerta turistica d’eccellenza dell’entroterra pisano. Occorre però distinguersi da zone limitrofe rinomate come Chianti, Montalcino o Bolgheri, enologicamente discorrendo, o mostri sacri come Firenze e Siena, olisticamente proseguendo, perché “l’essere un tutt’uno” nel capoluogo e nei dintorni della torre più famosa del mondo non possiede (ad oggi) una valenza significativa e quindi presuppone un estenuante lavoro comunitario.
Già, però sussiste un fermento tra i vari attori coinvolti, un adoperarsi che, in verità, si appura e si osserva in un recente percorso di analisi del territorio e, cosa fondamentale, in una sorta di generale unità di intenti, adeguata per l’avvenire. Un comprensorio, insomma, che non desidera rimanere ai margini delle denominazioni più rilevanti e che, soprattutto, non chiede più di figurare come antagonista vinicola di una regione solitamente orgogliosa per la sua difesa delle tradizioni.
Ed ecco allora che, personalmente, nel visitare storiche e fascinose imprese (Varramista, Ghizzano, Usiglian del Vescovo, Cosimo Maria Masini), moderne e artistiche cantine (Le Palaie, La Chiesa e Casanova della Spinetta), deliziosi agriturismi (Marcampo e Pieve de’ Pitti) discende un bagliore di passione e di progettualità, come sottolinea bene l’equilibrato imprenditore vinicolo Maurizio Iannantuono, in termini strettamente correlati di qualità e identità del prodotto.
I nostri migliori assaggi (insieme ad Ernesto), a dimostrazione comunque di una smaccata versatilità di vitigni, senza entrare – chiedo venia – nel ginepraio delle condizioni pedoclimatiche:
VINI ROSSI
- VignaAlta 2015 IGT Toscana (Sangiovese 100%) Badia di Morrona
- Caiarossa 2013 IGT Toscana Rosso (Merlot 28%, Cabernet Franc 24%, Cabernet Sauvignon 18%, Syrah 11%, Sangiovese 8%, Petit Verdot 7%, Alicante 4%) Caiarossa
- Ramanto 2015 IGT Toscana Rosso (Cabernet Franc 50%, Merlot 30%, Petit Verdot 20%) Colline di Sopra
- Ciliegiolo 2015 IGT Toscana (Ciliegiolo 100%) Fattoria Fibbiano
- San Pantaleo 2016 IGT Toscana (Merlot 100%) Fattoria Sommiano
- Sangiovese 2015 IGT Toscana (Sangiovese 85%, Cabernet Sauvignon 15%) Fattoria Sorbaiano
- Gattacicova 2017 IGT Toscana Rosso (Sangiovese 60%, Merlot 40%) Le Palaie
- Principe Guerriero 2015 DOC Montescudai Rosso (Sangiovese 100%) Pagani de Marchi
- Nambrot 2015 IGT Toscana Rosso (Merlot 60%, Cabernet Franc 20%, Petit Verdot 20%) Tenuta di Ghizzano
- Chianti Riserva 2015 DOCG (Sangiovese 100%), Tenuta Sangervasio
- MilleEottantatre 2012 IGT Toscana Rosso (Petit Verdot 100%) Usiglian del Vescovo
- Sanforte 2016 IGT Toscana Rosso (Sanforte 100%), Cosimo Maria Masini
VINI BIANCHI
- Bianco di Caiarossa 2016 IGT Toscana (Chardonnay 70%, Viognier 30%), Caiarossa
- Fonte delle Donne 2016 IGT Toscana (Vermentino 50%, Colombara 50%), Fattoria Fibbiano
- Nicosia 2016 IGT Toscana Rosso (Trebbiano 75%,Vermentino 20%, Malvasia 5%), Fattoria San Vito
BOLLICINE
- L’erede 2015 VSQ Brut Metodo Classico (Trebbiano 100%), Cupelli
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VINO DEL GIORNO: Lessona 2015 La Prevostura
I vini delle denominazioni di Lessona, Boca, Ghemme e Gattinara sono recensiti nell’ultimo Report pubblicato ieri, a completamento delle degustazioni dei vini dell’Alto Piemonte, svoltesi lo scorso 30 di marzo. Le difformità stilistiche e interpretative tra un produttore e l’altro sono ancora piuttosto marcate ma il territorio nord-piemontese, nel suo complesso, continua a suscitare un’attenzione e un interesse assolutamente giustificati dall’alto potenziale qualitativo messo in mostra e ancora non del tutto espresso.
Dopo aver già dedicato alle DOC Fara e Boca uno spazio in questa rubrica, ho pensato di dare risalto, nella vetrina odierna, ad un Lessona. E vado sul sicuro se “copio e incollo”, dal Report sopra indicato, le seguenti note:
Lessona Doc La Prevostura 2015
trasparente ma vivo nel colore, realizzato con “mano” attenta, è elegante, sfumato, fresco, con finale sapido di buona lunghezza. Un vino di compiuta maturità stilistica.
VINO DEL GIORNO: Kraema 2016 Muraje
Kraema 2016 Muraje
Confesso che non sono mai stato particolarmente attratto dai “banchi d’assaggio”. Non fremo dalla voglia di prendermi qualche gomitata per farmi spazio con un bicchiere in mano o di tentare inutilmente di scrivere qualche nota cercando affannosamente una sputacchiera; l’attenzione e la concentrazione necessarie per degustare un vino in tale contesto vanno a farsi benedire. Tuttavia, con una dose di buona volontà, è possibile riuscire a riconoscere un bianco da un rosso o, nei momenti di maggiore ispirazione, essere persino capaci di cogliere la differenza tra un vino buono e uno scarso.
Non è stato il caso del Kraema 2016 della cantina Muraje che, assaggiato un paio di mesi fa in una sala affollatissima, mi si è svelato immediatamente e con folgorante chiarezza e, anche se vado solo a memoria (l’ho pur detto che non ho preso appunti), ricordo bene che è un Nebbiolo prodotto dalle parti di Carema, dal carattere sobrio, distinto, dal gusto fresco e succoso, sapido e teso, così facile da bere da sembrare, ingannevolmente, semplice.
ANTEPRIME TOSCANE 2019, Vino Nobile di Montepulciano
Chiuso, inesplicabile, coperto da masse di legno e tannini che saturavano rapidamente il palato, l’assaggio in anteprima del Nobile ha costituito per anni una barriera insormontabile per ogni assaggiatore. Inutile stilare classifiche ed esprimere opinioni che a distanza di pochi mesi potevano essere smentite e addirittura ribaltate. La situazione è però gradualmente cambiata ed oggi i riscontri degustativi sono decisamente assai più attendibili che in passato. I motivi sono molteplici a partire dal deciso passo in avanti compiuto sotto il profilo organizzativo dal Consorzio del Vino Nobile. Anche la qualità del servizio curato dai sommelier Ais, spesso criticato in passato, è cresciuta nel tempo e colgo l’occasione, visto che non l’ho fatto sino ad ora, di ringraziare espressamente la sommelier Luisella Meucci, precisissima e garbatamente professionale, e i suoi colleghi che mi hanno seguito a Firenze, San Gimignano e Montalcino, come il bravo sommelier elbano Federico Parrini.
Voglio pensare però che buona parte dei meriti di una degustazione diventata finalmente esplicita ed espressiva, siano da ascrivere all’assetto stilistico adottato oggi da buona parte dei produttori poliziani. Dai vini iperconcentrati, imbottiti di legno e tannini, siamo passati a prediligere forme più snelle e ariose che, oltre a favorire la percezione di riconoscibilità territoriale dei vini, hanno permesso di raggiungere un profilo più equilibrato e “leggibile”.
In assaggio erano presenti, con l’eccezione di pochissimi campioni, i Nobile del 2015 e del 2016, due annate ottime anche se piuttosto diverse tra loro. Come in altre aree della regione, il 2016 ha mostrato maggiore freschezza e dinamismo, lasciando immaginare uno sviluppo promettente per le future versioni Riserva e Selezione.
Il Report completo, del quale propongo le prime quattro recensioni pubblicate seguendo l’ordine di servizio dei vini, è disponibile nella sezione riservata agli abbonati.
VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO 2016
88/89 DEI
ben registrato sul piano stilistico, con il carattere del sangiovese in rilievo, ha un impatto caldo, un frutto di media densità e un finale un po’ semplice ma coerente.
86/87 FATTORIA DEL CERRO
intenso nel colore, ha un frutto ricco e maturo, stimolato da una viva acidità, punta sulla concentrazione più che sul dettaglio e la raffinatezza.
87/89 POLIZIANO
un accenno tostato e sapore condotto da una viva acidità che sostiene la polpa fruttata; ancora giovane, deve trovare un assetto più composto ma è solo questione di qualche mese di bottiglia.
90/91 CANTINA CHIACCHIERA
slanciato, equilibrato, elegante a tratti, lungo e ben disposto nel finale; non complesso ma ben stilizzato, è uno dei 2016 più riusciti.
La Cantina Puianello e il Lambrusco Reggiano
La prima puntata delle recensioni dedicate al Lambrusco – grazie alla preziosa collaborazione di Alfredo “Ciccio” Grasselli – è assorbita per intero dai vini della Cantina Puianello, importante Cantina Sociale dell’area reggiana. Si tratta di vini piacevoli e ben fatti che mostrano una rassicurante compattezza qualitativa; l’Ancestrale Rosso (unico IGT del gruppo) guida la folta pattuglia delle etichette presentate per l’occasione.
88/100 Lambrusco dell’Emilia IGT Ancestrale Rosso
colore di media intensità con una spuma piuttosto ricca che si rivela fine e continua sul palato, dove contribuisce ad un’articolazione più dettagliata del sapore; il finale è di media persistenza e convincente freschezza.
87/100 Colli di Scandiano e di Canossa Lambrusco DOC Montericco Amarcord
trasparente nell’aspetto, è inizialmente un po’ chiuso al naso per aprirsi, dopo ossigenazione, su toni prevalentemente floreali; in bocca è leggero, continuo, bilanciato, con chiusura piacevolmente fresca.
86/100 Colli di Scandiano e di Canossa Lambrusco DOC Grasparossa
colore vivo dai riflessi violacei e profumi indirizzati con precisione su note di frutti rossi; in bocca è piacevole, continuo, leggero ma anche dinamico, scorrevole, di buona beva.
85/100 Reggiano Lambrusco DOC Primabolla
intensi sentori di frutti di bosco al naso e sapore di buon impatto, con spuma ricca e carattere fruttato in evidenza; chiude con leggero calo di intensità.
85/100 Reggiano Lambrusco DOC Semisecco Contrada Borgoleto
note intense di amarene al naso e sapore concentrato, piacevole, leggermente abboccato, dalla spuma delicata e finale che si affievolisce rapidamente.
84/100 Reggiano Lambrusco DOC Scorza Amara
scuro e compatto nel colore, presenta profumi penetranti di confetture, pepe e pomodori essiccati; la spuma è ricca, il frutto non manca, la chiusura è asciutta e tannica.
83/100 Reggiano Lambrusco Biologico DOC Cantina Coviolo
intenso nel colore, profuma di confetture di amarene e conserva di pomodoro; l’attacco sul palato non è del tutto secco, lo sviluppo lineare e il finale leggermente tannico.
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Mandrarossa
Una Sicilia nuova, differente ma con salde radici di chiarezza ed autenticità, stracolma di sorprese, emozioni inaspettate e soprattutto di scorci pieni di luce e di vita. A pochi passi dai quegli eccezionali ruderi che vanno sotto il nome di Selinunte, la Cantina Settesoli…..
Il resto di questo ritratto aziendale ce lo propone abilmente il bravo Emanuele Alessandro Gobbi. Potete completare la lettura cliccando qui.
Dicembre 2016 – Sergio Germano e i suoi vini
di Daniele Parri
Le Langhe per un appassionato di vino somigliano molto a una specie di parco giochi. Solo che al posto delle classiche attrazioni si possono trovare grandi vini, una cucina eccezionale e un panorama unico. Ovviamente chi dice Langa dice Barolo o Barbaresco. Tuttavia negli ultimi anni c’è chi ha scommesso su qualcosa oltre il nebbiolo e, pur mantenendo le radici ben salde nella propria storia, si è anche aperto all’innovazione e alla sperimentazione ottenendo degli ottimi risultati.
È il caso di Sergio Germano che rappresenta la quarta generazione di viticoltori della sua famiglia e che oggi guida l’azienda Germano Ettore, presente dal 1856 su una delle colline più famose di Serralunga ovvero la Cerretta. L’azienda oggi è composta da circa 20 ettari complessivi e produce una variegata gamma di vini che vanno dai vini bianchi ai grandi rossi da invecchiamento.
Sergio è una persona molto legata alla sua terra e alle sue colline, ma anche stimolato dalla voglia di mettersi alla prova e cimentarsi in nuove sfide.
Proprio il volersi misurare sulle sue capacità lo ha portato, alla fine degli anni ’90, ad investire su un appezzamento di circa 8 ettari in Alta Langa, nel comune di Cigliè, ad un altitudine di circa 600 m s.l.m. su suoli con una buona percentuale di calcare ma anche con molta sabbia e scheletro.
Qui Sergio Germano, confermando la sua lungimiranza e intuendo un interessante rapporto tra microclima e terreno, pianta Chardonnay e Pinot nero per creare un metodo classico da inserire nella giovane DOCG dell’Alta Langa. Grande appassionato di vini bianchi, decide successivamente di piantare prima il Riesling renano e poi la Nascetta, vitigno langarolo tanto tipico quanto bistrattato e ignorato, soprattutto all’epoca (2004). Una scelta rivelatasi azzeccata perché nel tempo questo vitigno ha accresciuto la sua reputazione.
I vini di Cigliè
Cominciamo assaggiando l’Alta Langa 2012, un metodo classico costituito per l’80% da Pinot Nero fermentato in acciaio e per un 20% da Chardonnay fermentato in legno. Successivamente, dopo l’assemblaggio, il vino viene lasciato per trenta mesi sui lieviti prima della sboccatura. Al naso è fragrante, con note incentrate più sul frutto che sul lievito. In bocca invece sprigiona tutta la sua verticalità e sapidità, regalando leggeri sentori di frutta secca con un finale secco e deciso.
La Nascetta 2015 è un vino molto interessante: ha un naso terroso, con qualche nota vegetale e salmastra. Una volta raccolte, le uve vengono fatte macerare durante la fermentazione per 4-5 giorni, così da permettere l’estrazione di queste note caratteristiche senza appiattirne troppo lo stile. Al palato è fresco, salato e succoso, contrastato da una lieve tannicità per niente sgradevole.
Il Riesling di Sergio si è conquistato nel tempo un’importante e meritata fama, se non altro per il fatto che l’alta qualità del prodotto si è dimostrata tale già dai primi anni di produzione, quando forse nessuno aveva pensato di coltivare Riesling nelle Langhe. Ecco l’Hérzu 2015, un vino che esprime all’olfatto un frutto appena maturo, qualche accenno ad una primitiva sensazione di pietra focaia e idrocarburo che si svilupperà con un futuro invecchiamento. In bocca è completo: una prima rotondità data dall’ingresso dolce, lascia il passo a una salinità ben dosata e sostenuta dall’acidità continua che lo accompagna su un finale equilibrato e quasi gessoso.
Però, come dicevamo prima, Sergio ha le radici ben salde nella propria storia e soprattutto sopra le sue colline. La famiglia Germano ha circa 10 ettari nel comune di Serralunga d’Alba coltivati a Nebbiolo da Barolo, Barbera d’Alba e Dolcetto d’Alba. Il Nebbiolo da Barolo si trova tra alcuni dei più famosi cru di Serralunga: Cerretta, Prapò e Lazzarito. La differenza di suoli ed esposizioni di questi vigneti permette di ottenere vini con sfumature molto diverse tra loro.
- Cerretta: vigneto di circa 3 ettari , con esposizione a sud-sud est ad un altitudine tra i 350 e i 400 metri. I suoli sono molto calcarei e le viti più vecchie risalgono alla fine degli anno’70. In fermentazione le uve derivanti da questo vigneto, macerano sulle bucce per più di 30 giorni e il vino invecchia in botti da 700 litri per 24 mesi.
- Prapò: cru caratterizato da vigne di più di 50 anni coltivate su terreni calcarei ma con una percentuale di sabbia maggiore rispetto alla Cerretta. La parcella di vigneto è di circa un ettaro e mezzo e la densità d’impianto è di circa 4000 piante per ettaro.
- Lazzarito: terreni calcarei con la presenza di tufo blu , di marne e sabbia. La fermentazione delle uve del Lazzarito avviene con macerazione sulle bucce per 50 giorni. Il vino invecchia poi in botti da 20 ettolitri per 36 mesi e successivamente per 2 anni in bottiglia.
I vini di Serralunga
Iniziamo con la Barbera d’Alba Superiore Vigna della Madre 2013, un vino che invecchia per un anno in fusti di legno da 700 e 225 litri. Profumi dai toni molto scuri, terrosi e accompagnati da una delicata speziatura e note fumè. In bocca è potente, ampio e succoso, con dei tannini scattanti ma ben integrati e un finale salato.
Passiamo al nebbiolo nella sua forma più semplice con il Nebbiolo 2015. Dopo una fermentazione totalmente in acciaio e con macerazione di 5 giorni sulle bucce, il vino, soprattutto in questa versione, propone sentori delicati e sottili di frutta rossa fresca ma anche di pepe e menta. La bocca è delicata e molto succosa, potrebbe essere forse accusato di eccessiva esilità, ma rappresenta comunque un ottimo equilibrio tra la dolcezza del frutto e tannicità vegetale.
Aumentiamo la complessità passando ai Baroli. Il Barolo Cerretta 2012 si presenta al naso con note terrose e calde. Lasciandolo respirare nel bicchiere riesce ad esprimere caratteristiche più balsamiche. Al palato è molto reattivo e con un carattere molto pronunciato dato da un tannino sgranato e austero, secondo la migliore tradizione di Serralunga; per adesso gioca più sulla potenza che sulla finezza. Dimostra sin da subito un grado di finezza maggiore il Barolo Prapò 2012. I profumi sono un po’ nascosti, dai tratti delicati come fiori appassiti ed erbe officinali. Il tannino è già ben svolto e ha una grande fluidità nel percorso gustativo, sostenuto da una continua freschezza e con un finale delicato incentrato sul frutto.
Il Barolo Lazzarito Riserva 2010 offre sentori di frutta matura, cuoio e leggere sfumature chinate. La bocca è molto saporita, grazie alla ricchezza del frutto che avvolge il palato e a un tannino molto fitto e fine che appaga pienamente.
Daniele Parri
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V. d. G.: Montecarlo Rosso 2017 Enzo Carmignani
Montecarlo Rosso DOC 2017 ENZO CARMIGNANI
Montecarlo è una denominazione che ha i giusti titoli per reclamare un’autentica storicità, con vini, sia bianchi che rossi, già diffusi ampiamente sul mercato quando il Brunello di Montalcino era conosciuto solo da un’elite di appassionati e i Rossi di Bolgheri dovevano ancora nascere. Oggi la situazione si è rovesciata, il vino di Montecarlo non gode più della popolarità di un tempo ma è tuttora vivo e vegeto, soprattutto se a rappresentarlo ci sono bottiglie piacevoli come il Rosso ’17 di Elena Carmignani: nitido nell’espressione aromatica (more selvatiche e spezie fresche), è intenso, morbido al tatto, dotato di un frutto croccante e maturo oltre che di tannini soffici.
V. d. G.: Uno 2016 Tenuta di Carleone
Toscana Rosso IGT Uno 2016 TENUTA DI CARLEONE
La mia insegnante di geografia – sto parlando di un paio di secoli fa – era “clima-centrica” nel senso che attribuiva al fattore climatico la causa originaria di qualsiasi evento. Non solo se l’uva maturava al momento giusto ma anche se cadeva il governo, aumentava il consumo di melanzane alla parmigiana o l’Italia perdeva in finale ai mondiali di calcio, il motivo scatenante per lei era, di diritto o di rinterzo (come direbbero i giocatori di biliardo), il clima. Saltando di palo in frasca, in tempi più recenti, ma non meno di una ventina di anni fa, se chiedevi a un produttore se aveva i vigneti a Radda si affrettava a correggerti con un “no, no, ma che dici, io sono a Panzano” o “a Gaiole”, a seconda se era un po’ più a nord o a sud di Radda in Chianti, che non aveva, evidentemente, una così alta reputazione.
Oggi mi accorgo, al momento in cui metto in ordine gli assaggi di quest’estate, che i vini di Radda hanno fatto furore. Quale sarà mai il motivo di questo successo? Visti gli insegnamenti a suo tempo ricevuti, è inutile che dia una risposta, ci siete arrivati da soli.
In realtà i motivi sono molteplici ma sono convinto che la mia vecchia insegnante avrebbe scovato un effetto di combinazione “climatica” (di “rinterzo” in questi casi) per qualsiasi soluzione.
Tutto questo preambolo per annunciare una settimana di segnalazioni “raddesi” e, dato che un rappresentante di questo lembo di territorio chiantigiano lo ho già recensito recentemente con l’annata 2017, ho selezionato altri 4 rossi per completare il gruppo. E seguirò un ordine preciso: un vino IGT, un Chianti Classico Riserva, un Chianti Classico “base” e una Gran Selezione. Tutti dell’annata 2016.
I dettagli organolettici potrete leggerli a breve sulla pagina Ratings, se avrete la bontà di abbonarvi al sito.
Per quanto riguarda il vino in oggetto mi limito a dire che si tratta di uno degli assaggi più emozionanti dell’anno: un sangiovese strepitoso, capace di esibire una finezza espressiva davvero rara.
VINO DEL GIORNO: Gutturnio Frizzante Marengoni
Gutturnio Frizzante Doc Casa Bianca 2018 MARENGONI
Fruttato, semplice, intenso, gustoso, provvisto di un frutto “centrale”, acidità naturale, buona carbonica, con presenza ben calibrata di zuccheri.
C’è poco da aggiungere alle note sopra riportate: un Gutturnio (da uve Barbera e Bonarda) verace da bere e “ribere”. Senza stare a pensarci troppo.
Maggio 2017 – Cronache del Rodano – parte seconda
a cura di Claudio Corrieri
Domaine du Vieux Donjon
Circa 50.000 bottiglie prodotte per questa azienda famosa e situata appena fuori il paese di Châteauneuf-du-Pape.
Châteauneuf-du-Pape Blanc 2016
buona definizione di frutto tra fiori bianchi e agrumi, è un finto-semplice, penetrante e anche discretamente lungo – 85/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 2014
annata più fresca, un po scarica di materia ma non di maturità di frutto, con tannini freschi, distesi, rilassati e finale scalpitante – 90/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 2015
annata più ricca, molto colore e molta maturità, note di frutta rossa dolce ma non surmatura, è piacevole, invitante, dotato di freschezza e dinamica, con finale molto lungo e profumato di rabarbaro e spezie – 93/100
Domaine de Beaucastel
marchio prestigioso, con un parco vigneti importanti e un palmares colmo di infiniti riconoscimenti, vanta un mercato ben consolidato in America.
La famosa Cuvée Hommage a Perrin spunta prezzi altissimi ormai e, purtroppo, non è presente in questa carrellata.
Châteauneuf-du-Pape Blanc 2015
annata molto matura (e si sente), con un frutto tropicale, ananas e mango, in evidenza; l’ingresso sul palato è impattante, dolce, piacevole ma poco contrastato – 86/100
Côtes du Rhone 2014
corretto ma debole in bocca, manca materia, semplice – 80/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 14
note di pepe e spezie, il tatto è leggero e poco definito; l’attacco di bocca risulta scarno e troppo semplice, anche se gradevole, rispetto il consueto standard del Domaine – 83/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 2009
surmaturazione e note di gomma bruciata, molto legno, impattante e alcolico, anche in bocca non trova né dinamismo né freschezza, con un finale di liquirizia e tannini verdi in risalto – 84/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 2008
vino di maggiore freschezza e definizione, il frutto è maturo, ma non cadente, emerge un pregevole tratto di fiori secchi e grafite, con tannini di buona eleganza; decisamente il più convincente tra i vini di Beaucastel – 90/100
Domaine Feraud
solo 5,5 ettari situati in buona parte su terreni sabbiosi.
Châteauneuf-du-Pape Blanc 2016
composto per quattro quinti da clairette, non ha una presa particolarmente reattiva sul palato, ma una silhouette delicata dal profilo verticale con finale agrumato e una fresca sapidità – 87/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 2014
schietto e arioso, dal colore tenue, con note di bastoncino di liquirizia e carne affumicata in evidenza; il finale è piacevole e coerente – 87/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge Raisain Bleu 2014
95% di grenache; di media concentrazione, è arioso, ben articolato, con un “respiro” borgognone e buona matrice sapida – 90/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 2015
non finissimo al naso, che ha un carattere terroso e speziato; è robusto, con tannini rustici e leggermente vegetali, ma incisivi – 87/100
Claudio Corrieri
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Maggio 2017 – Cronache del Rodano – parte prima
Claudio Corrieri ci propone un dettagliato resoconto del suo ultimo viaggio nella regione del Rodano. Quello sotto riportato è solo un primo anticipo.
Marcoux, celebre Domaine della zona di Châteauneuf-du-Pape ,ha una produzione media di 20.000 bottiglie, un parco vigneti di 17 ettari in rosso (80% Grenache noir, 10 Syrah, 10 Mourvedre) e 1 ettaro in bianco (65 roussanne, 10 bourboulenc, 25 altri) nella denominazione, più altri 8 ettari nel Lirac.
Biodinamici dal 1991.
Châteauneuf-du-Pape Blanc 2016
naso che impressiona per nitidezza aromatica, di stampo floreale, bocca ampia e carnosa, finale di pesca e menta, dinamico e succoso – 89/100
Lirac 2015
naso in riduzione, bocca carnosa e reattiva – 85/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 2015
con un 75% di grenache impressiona per i profumi ariosi e per la compattezza che dimostra in bocca, dove il frutto pieno e carnoso dà una fisionomia gustosa al sorso, con la tattilità, insieme mordace e vellutata, fra rimandi balsamici e speziati ispessisce il finale – 93/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 2014
proviene da una annata di minore calore e luminosità, vale a dire con meno polpa e frutto; ma l’interpretazione centrata delle sorelle Armenier restituisce un vino schietto, equilibrato e gourmand, meno estrattivo e più delicato senza rinunciare alla giusta tensione gustativa – 90/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge 2013
altra annata difficile, asciutta e ventosa, con una maturazione lentissima e contrastata che ha impedito una maturazione fenolica ottimale; ne è scaturito un vino dai profumati richiami mediterranei di rosmarino, timo e spezie, ma anche liquerizia e catrame. È di buona bevibilità, anche se una leggera surmaturazione del frutto e una sostanziale vegetalità del tannino ne limitano la definizione – 88/100
Châteauneuf-du-Pape Rouge Vielle Vigne 2015
elegantissimo e misurato, colpisce da subito per la naturalezza con cui si espone al naso e per il dinamismo gustativo che mostra sul palato. Mantiene coesione e forza a centro bocca, dove emergono tannini dolci e fini, con l’aggiunta di una infiltrante sapidità che fa da forza motrice per il lunghissimo finale – 96/100
Claudio Corrieri
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Ott 17 2016
Ottobre 2016 – Cantina Valle Isarco
- By Ernesto Gentili in Vini Bianchi
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Ott 14 2016
Ottobre 2016 – Verticale di Messorio
- By Ernesto Gentili in Vini Rossi
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Ott 12 2016
Ottobre 2016 – Alto Adige Lagrein
- By Ernesto Gentili in Vini Rossi
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Ott 11 2016
Ottobre 2016 – Alto Adige Gewürztraminer
- By Ernesto Gentili in Vini Bianchi
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