Il Prünent e gli altri vini delle Cantine Garrone

Ho recentemente dedicato una serie di recensioni ai vini dell’Alto Piemonte, tra i quali si è messa in buona evidenza la produzione delle Cantine Garrone, azienda della Val d’Ossola che propone una serie di etichette, a base ovviamente di Nebbiolo, degne di sicura attenzione. Non voglio scadere in facili retoriche visto che il messaggio da lanciare è semplice e concentrato nel concetto che gestire una vigna e produrre vino in un altopiano prealpino nascosto dal mondo, con vigneti posizionati tra 450 e 600 metri di altitudine, è tanto suggestivo quanto temerario. Tuttavia i fratelli Garrone non si sono scoraggiati e si sono buttati con entusiasmo in un’avventura che ha anche lo scopo di rivitalizzare la viticoltura storica di un territorio altrimenti destinato a essere abbandonato. Una motivazione nobile e meritevole di essere incoraggiata soprattutto se in grado di esprimere vini di qualità e carattere.

Come, in effetti, ho puntualmente verificato nella piccola verticale (5 annate) del Nebbiolo Prünent descritta qui, insieme al resto della produzione.

LA STRANA COPPIA

Le bottiglie che si possono osservare nella foto hanno più aspetti in comune di quanto possiamo immaginarci. Le uve sono, evidentemente, diverse (nebbiolo e syrah), le zone di origine anche (Piemonte e Toscana), ovviamente il produttore non è lo stesso e non sono neanche state assaggiate nella stessa occasione. E quindi che ci fanno insieme?

Diciamo che sono unite dalla stessa annata – 2004 – ed è un’annata che ogni volta mi sorprende in positivo, per finezza tannica, profondità, equilibrio e freschezza di fondo, doti delle quali hanno fatto sfoggio all’unisono sia il Barolo Gramolere dei Fratelli Alessandria che il Syrah di Isole e Olena: due vini di quasi venti anni ancora in forma splendida.
Vendemmia piuttosto produttiva, si diceva al tempo della 2004, con qualche pioggia di troppo, tendenzialmente tardiva, ma alla fine sia in Piemonte che in Toscana, pur senza trascinare all’entusiasmo, aveva soddisfatto un po’ tutti.

Alla distanza si sta rivelando superiore alle attese e anche a millesimi più conclamati, perché molto spesso le annate non precoci e senza stress idrici partono lente ma sviluppano nel tempo un’armonia sorprendente.

SELEZIONE 2022/23: PIETRAFORATA

Il Ghemme Vigna Locche 2013 di Pietraforata è probabilmente l’assaggio più sorprendente che ho avuto occasione di fare nel gruppo dei vini dell’Alto Piemonte. Non conosco direttamente l’azienda autrice di tale piccola meraviglia, ma, sperando che non resti un caso isolato, debbo dire che un’espressione del Nebbiolo così sfumata ed elegante capita raramente anche con tipologie (e cantine) più illustri.
Vini recensiti: Colline Novaresi Doc Nebbiolo Saggezza 2019, Ghemme Docg Vigna Locche 2013.

Seguono, per gli abbonati, le note di degustazione.

 

SELEZIONE 2022/23: PLATINETTI GUIDO

Ancora una cantina che punta senza mezzi termini sull’equilibrio e la bevibilità senza togliere contenuti alla complessità e al potenziale di longevità dei propri vini. Il Ghemme Vigna Ronco al Maso 2018 di Guido Platinetti sintetizza felicemente lo stile e gli obiettivi aziendali, mostrando profondità, originalità aromatica e tannini fini. Non meno sorprendente è la Barbera Pieleo, un’interpretazione del vitigno svincolata da modelli iperconcentrati e iperboisé.
Vini recensiti: Colline Novaresi Doc Barbera Pieleo 2019, Colline Novaresi Doc Nebbiolo Platinetti Guido 2020, Ghemme Docg Vigna Ronco al Maso 2018.

Seguono, per gli abbonati, le note di degustazione.

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