SELEZIONE VINI 2022/23: ISTINE

Ogni anno il confronto tra i vari cru di Chianti Classico di Istine è fonte di ispirazione in quanto mai del tutto prevedibile, ma non tanto in funzione dell’ipotetica gerarchia qualitativa, ma perché l’espressione della personalità di ogni vigneto, in linea con le caratteristiche del Sangiovese, risente fortemente della diversità degli andamenti stagionali.
In questa tornata di assaggi ho provato l’annata 2020 – millesimo che promette di essere scoppiettante con l’uscita delle tipologie più ambiziose – e ho ripetuto il test a distanza di un paio di mesi con una sostanziale conferma delle prime impressioni. Facendola corta, il Vigna Cavarchione – una costante nel tempo – si è rivelato immediatamente come il più completo e articolato, lungo e intenso dei vini aziendali. Più leggero, sottile ma tenacemente “sospeso”, così “purissimo e freschissimo” da assomigliare allo slogan pubblicitario di una famosa acqua minerale, è il profilo unico, originale, difficilmente dimenticabile del Vigna Istine.
Ecco, allora, che si fa largo il dubbio se dare più valore al giudizio razionale che indica senza incertezze nel primo cru il prescelto o farsi coinvolgere e trascinare dalla personalità del secondo, il cui solo ricordo ha effetti rinfrescanti.

Alle note di degustazione, riservate agli abbonati, l’ardua sentenza.

SELEZIONE VINI 2021: ISTINE

Al di là della qualità – ottima – dei propri vini, Istine si è particolarmente distinta sin dalle prime uscite sul mercato per la produzione di vini docg che riportano in etichetta il vigneto di origine. Gli appassionati conoscono ormai bene i Chianti Classico Casanova dell’Aia e Vigna Istine (situati nel comune di Radda in Chianti), o il Vigna Cavarchione, collocato nell’adiacente Gaiole. Ebbene, il dato curioso e contradditorio da segnalare è costituito dal fatto che un produttore così attento al rapporto con il territorio non possa utilizzare l’indicazione del Comune, come previsto dalle nuove UGA, perché quest’ultime sono riservate soltanto alle Gran Selezioni. E, lasciando perdere la posizione dei produttori (che in fin dei conti queste regole se le scelgono da soli), pensate che un consumatore possa riuscire a raccapezzarsi in questo intrigo normativo?

Tornando agli aspetti che probabilmente interessano maggiormente chi legge, mi limito a concludere che, preso atto che anche nel Merlot 550 slm – teso e fresco, ma non “verde” – scorre linfa chiantigiana nelle vene, i tre cru sopra descritti hanno complessivamente espresso, con l’annata 2019, la loro migliore esibizione di sempre e si faranno ricordare a lungo.

SELEZIONE VINI 2021: TENUTA DI CARLEONE

La recente fondazione e le poche annate prodotte costituirebbero per qualsiasi azienda un robusto alibi per giustificare risultati altalenanti e un carattere approssimativo e indefinito. Non è proprio così per laTenuta di Carleone, in quel di Radda in Chianti. Sin dalle primissime uscite i loro vini si sono infatti distinti per il senso di leggerezza e istintiva bevibilità, facendo proprio uno stile “in sottrazione” che li rende già inconfondibili ed esalta gli aspetti più sfumati e sottili del sangiovese. Merito dell’altitudine dei vigneti e del terroir raddese? In parte sicuramente si, ma, è inutile girarci intorno, il principale artefice è Sean O’Callaghan con la sua visione artistica del vino. So bene che i paladini del “tecnicamente corretto” talvolta storcono la bocca difronte ai vini curati da Sean e al loro corredo, vero o presunto, di volatili e difetti assortiti, ma con il suo modo di fare vino pericolosamente riesce piuttosto spesso a far vibrare le corde dell’emozione e l’Uno di Carleone 2018 ne è l’ennesimo testimone.

Seguono, per gli abbonati, le note di degustazione.

SELEZIONE VINI 2021: CASTELLO DI VOLPAIA

L’annuale assaggio dei vini del Castello di Volpaia mi ha indotto a pensare che la conoscenza, inevitabilmente generica, delle annate finisce per creare qualche condizionamento in chi assaggia e deve dare un parere sui vini esaminati. Un po’ tutti abbiamo bollato, giustificatamente nella maggioranza dei casi, come difficoltoso il millesimo 2017 e come certamente buono, fresco e promettente anche se non grande, il 2018. In poche parole certi pregiudizi dispongono alla ricerca di calore oltre che di tannini ruvidi e immaturi nel provare un 2017 e ad attendersi una beva agile e rinfrescante con un 2018. Capita, invece, di trovarsi di fronte dei 2018 “imbottiti” inopinatamente di rovere per mascherare i loro limiti strutturali e dei 2017 che, forse proprio per il timore di estrarre tannini aggressivi, sono stati interpretati con una tale misura da finire con il distinguersi per equilibrio e finezza. I Chianti Classico provenienti dalle zone con altitudine più elevata hanno presentato in più di un’occasione questo profilo e ne è buon testimone la Gran Selezione Il Puro di Volpaia: uno dei vini più freschi ed eleganti della famigerata (?) annata 2017.

Seguono, per gli abbonati, le note di degustazione.

© 2016 ErGentili - build proudly by Stuwebmakers and Wordpress
contact: info@ernestogentili.
Privacy Policy