ANTEPRIME CHIANTI CLASSICO 2024

Ho concentrato gli assaggi dell’anteprima di Chianti Classico sulle nuove uscite dei millesimi 2022 e 2021, in questo caso limitatamente alle tipologie Riserva e Gran Selezione. Le anteprime sono occasioni utili per avere una prima impressione sul carattere delle annate in oggetto ma non certo per ricevere riscontri definiti, e tanto meno definitivi, e neppure per stilare classifiche di preferenza. Nelle pagine riservate agli abbonati troverete comunque il relativo resoconto dove non ho assegnato, come faccio solitamente, punteggi in centesimi.
Il documento preparato dai tecnici del Consorzio (che festeggiava ben 100 anni dalla sua fondazione) descrive l’annata 2022 come eccellente: nessuna gelata, caldo estivo costante ma senza picchi eccessivi, la siccità non ha creato problemi grazie alla riserva di acqua lasciata dalle piogge primaverili e di metà agosto che hanno permesso di arrivare senza ulteriori difficoltà alla vendemmia, iniziata (un po’ anticipatamente) verso il 10 settembre e conclusa un mese dopo. Sempre il Consorzio dichiara che i Chianti Classico 2022 si presentano in assaggio “molto equilibrati, con una forza acida non eccessiva, (e) tannini dolci e maturi”. L’annata 2021 ha avuto un decorso anche più confortevole, se così vogliamo dire, con vendemmie iniziate intorno al 20 di settembre, uve “sane e di buona qualità”, viene definita come un’ottima annata, per la qualità della struttura (“tannini e fini maturi”) e del profilo aromatico.
La prova dei fatti, ovvero del bicchiere, ha dato risposte più che buone anche se non altrettanto entusiasmanti. In questa fase buona parte dei vini non sono ancora “molto equilibrati” e anche i tannini non danno esattamente l’impressione di una perfetta maturità. La 2022, in particolare, non appare come un’annata così idilliaca: chi ha raccolto un po’ in anticipo, per non far lievitare ulteriormente il grado alcolico, ha finito con il proporre vini freschi ma anche aciduli e spigolosi, dai tannini non maturi; chi ha atteso un po’ troppo ha finito per scivolare su note di confetture e qualche dolcezza in eccesso. Tuttavia va sottolineato che una parte dei campioni presentati era ancora in affinamento e il resto era presumibilmente imbottigliato da poco tempo. Si tratta di aspetti non secondari soprattutto quando si ha a che fare con tipologie dai pH tendenzialmente bassi, per cui i giudizi ricavati vanno presi comunque con un certo margine di approssimazione. Alla resa dei conti debbo però riconoscere che l’assaggio, in qualsiasi fase evolutiva, dei Chianti Classico non è mai noioso. Anche nelle annate più calde, come le recenti, trovi sempre quel compendio di freschezza e di contrasto che rende i vini del Gallo Nero più attuali che mai: belli da bere, da abbinare con il cibo e anche da discutere. La nascita della Gran Selezione, come l’inizio del percorso tracciato dalle UGA, nonostante le numerose contraddizioni e incomprensioni che l’hanno accompagnata, ha rappresentato indubbiamente un cambio di marcia decisivo per il futuro della Denominazione e, anche se molti passaggi sono ancora da superare, i Chianti Classico di oggi, alla faccia di chi parla di omologazione, sono ben caratterizzati e riconoscibili.
Chiudo ricordando che il vino riprodotto in primo piano nella foto sopra il titolo è risultato senza incertezze il migliore della mattinata di assaggio: ancora una volta il “Barbischio” di Maurizio Alongi non ha deluso.

Le note di degustazione sono consultabili qui, in area abbonati

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