Ho atteso qualche mese per fare un nuovo giro di assaggi dei vini di Isole e Olena e, visto che avevo segnalato qui la mia ammirazione per lo straordinario Cepparello 2018, volevo una conferma adeguata che ho ricevuto senza la minima incertezza. Il resto dei vini presentati dall’azienda di Paolo De Marchi come al solito non ha sfigurato: il Cabernet Sauvignon, nel misurarsi con un’annata complicata come la 2017, ha mostrato qualche “affanno” ma ha superato la prova, il Syrah 2018 ha esibito come di consueto un carattere originale che lo rende sempre più territoriale che varietale (e non è certo un difetto), lo Chardonnay 2019 continua a essere una delle rappresentazioni più felici del vitigno borgognone in terra toscana.
ASSAGGI SPARSI (RUFINA) N. 17
In questo gruppo ho raccolto gli assaggi di alcune cantine della Rufina. Non mancano i motivi di interesse anche se curiosamente i vini migliori di ogni azienda rappresentano tipologie del tutto diverse. In particolare, per il Castello del Trebbio ho apprezzato il Chianti Rufina Riserva Lastricato 2016 per l’equilibrio e il dinamismo della beva; per Colognole si è invece distinto lo Chardonnay 4 Chiacchiere a Oltrepoggio 2018 per la complessità e il carattere originale; per I Veroni è stato il Vin Santo Occhio di Pernice 2010 a salire in cattedra, grazie alla ricchezza e alla densità della struttura.
I VINI di MASO GRENER
Correttezza tecnica e alto senso di bevibilità costituiscono i punti di forza dei vini di Maso Grener, azienda trentina proprietà di Fausto Peratoner. Se Chardonnay, Sauvignon Blanc e Nosiola sono gli alfieri dei vini bianchi del Maso, sul fronte dei rossi il mirino è puntato essenzialmente sul Pinot Nero che trova nel Vigna Bindesi 2018 un interprete di rango.
Tre Anni Dopo, Curtefranca Chardonnay – Ca’ del Bosco
Curtefranca Bianco DOC CA’ DEL BOSCO
Dopo aver scritto alcuni chilometri di testi decantando gli infiniti pregi e virtù dei vitigni autoctoni, credo sia il caso di equilibrare, senza “spezzare lance” che è alquanto faticoso, la bilancia degli interventi parlando stavolta di chardonnay e non solo di verdicchio, carricante, grechetto e via dicendo.
L’occasione me l’ha offerta il Curtefranca di Ca’ del Bosco. Lo schema è ormai collaudato: tre annate a confronto (2005, 2010, 2012) provate tre anni fa e una verifica attuale su almeno uno dei millesimi esaminati precedentemente (il 2012). È implicito che in questi test gli equilibri ruotino intorno alla resistenza del vino all’ossidazione e ai cambiamenti che essa gradualmente provoca ed è interessante osservarne le varie fasi che passano dal raggiungimento della complessità senza perdita di fragranza giovanile, alla convivenza virtuosa tra ossidazione e freschezza che concede spunti non privi di attrazione, fino al cedimento definitivo che omologa mestamente vitigni e territori.
I dettagli della degustazione sono, come al solito, consultabili nella parte riservata agli abbonati, ma posso anticipare che, anche stavolta, chi ha scarsa fiducia sulla tenuta nel tempo dei nostri migliori vini bianchi resterà deluso.