AGGIORNAMENTI AL 31 MAGGIO 2024

In questo periodo ho dato maggior spazio alla zona abbonati pubblicando, tra l’altro, i primi resoconti sui Primeurs (scusate il gioco di parole) di Bordeaux.

Ho iniziato proprio da questi Report a raccogliere in un unico documento gli assaggi recensiti negli ultimi anni dei vini di ogni singola proprietà, in modo da permettere ai lettori di poter dare un unico sguardo alle valutazioni assegnate, anche come motivo di confronto e verifica sulla costanza qualitativa di un vino, sulle sue variazioni stilistiche, sulle diverse caratteristiche delle annate esaminate. Il dossier su Bordeaux è continuato (qui)con l’aggiornamento della mia classificazione dei vini di Saint Emilion alla quale seguiranno quelle delle altre zone, ma progressivamente sto ovviamente sviluppando anche la parte dedicata alle aziende nostrane.

Seguendo lo stesso criterio ho infatti inserito (qui) il Report relativo ai vini dell’azienda etnea Cottanera, mentre nella “Miscellanea Vini Bianchi” (vedi qui) sono presenti i vini delle seguenti aziende: Cataldi Madonna, Bozen Kellerei, Mirizzi, Montecappone, San Sisto, Antichi Poderi Jerzu, Gregu, Mora&Memo, Pala, Assuli, Cottanera e Camugliano.

I resoconti relativi alle nuove annate di Vernaccia di San Gimignano sono invece disponibili qui e qui.

SELEZIONE VINI 2023: le “Stelle” dell’anno, episodio N. 1

È più sorprendente ogni anno confermarsi ad alto livello o salire improvvisamente alla ribalta dopo anni di onesta presenza nelle sale di degustazione? Un dubbio amletico che tuttavia non ho alcuna intenzione di risolvere. Anche perché per il momento preferisco iniziare da vini dal valore universalmente riconosciuto che ancora una volta sono riusciti a sorprendermi semplicemente perché hanno superato sé stessi.
 Inizierò quindi da un’etichetta che conferma il suo nobile passato con una performance impressionante e al di sopra delle pur egregie prove degli ultimi anni, ovvero il Verdicchio di Jesi Riserva 2019 di Ampelio Bucci. Una versione lirica del grande bianco marchigiano che mi fa dire che la Borgogna non è mai stata così vicina e, aggiungerei, così conveniente, vista la differenza di prezzo.


Mi immagino che non mancherà chi avrà da ridire su questa scelta, visto che spesso ci si attende da chi critica scoperte assolute, costituite da vini meno conosciuti e da non certezze consolidate. Però, proprio perché di questi tempi, magari per avere qualche clic in più, c’è chi mette in dubbio i mostri sacri – come è anche il Verdicchio di Bucci –,  ho deciso di spezzare lance, alabarde, temperini e utensili vari a loro favore.

Le note di degustazione sono consultabili qui, in area abbonati.

ASSAGGI SPARSI 2022, PRIMA PARTE

I numerosi appuntamenti dell’ultimo periodo non mi hanno permesso di aggiornare queste pagine con la consueta frequenza. Mi limito per ora, prima di pubblicare dei rapporti più completi, a segnalare gli assaggi che mi hanno sorpreso e colpito favorevolmente.
Nel Report riservato agli abbonati troverete pertanto le recensioni dei seguenti vini:

Sicilia Nero d’Avola Doc Riserva Lorlando 2019 – ASSULI
Sicilia Perricone Doc Furioso 2019 – ASSULI
Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo Doc Piè delle Vigne 2020 – CATALDI MADONNA
Sicilia Syrah Doc Sole di Sesta 2019 – COTTANERA
Cannonau di Sardegna Classico Doc Arbòre 2019 – GABBAS
Vin Santo del Chianti Rufina Doc Occhio di Pernice 2016 – I VERONI
Verdicchio dei Castelli di Jesi Docg Riserva Ergo Sum 2017 – MIRIZZI
Verdicchio dei Castelli di Jesi Docg Riserva Utopia 2019 – MONTECAPPONE
Sardegna Bianco Igt Entemari 2020 – PALA
Valpolicella Ripasso Doc Classico Superiore Regolo 2019 – SARTORI

QUELLI CHE NON TRADISCONO MAI (I FEDELISSIMI): BUCCI E IL SUO VERDICCHIO

Un tempo, neanche lontano, sarebbe stato impensabile vedere salire alla ribalta internazionale un vino bianco italiano, ma è successo lo scorso anno con il Verdicchio dei Castelli di Jesi 2019 di Ampelio Bucci, consacrato come “WINE OF THE YEAR” dalla rivista Wine Enthusiast con la firma di Kerin O’Keefe (che sui vini italiani non è proprio l’ultima arrivata).

Wine of the year non significa, come alcuni penseranno, “miglior vino bianco del mondo”; è un riconoscimento che tiene conto di una serie di fattori – prezzo, diffusione, storia, rappresentatività e via dicendo – oltre, ovviamente, a valori qualitativi molto elevati. Anche se c’è una tendenza a snobbare premi e trofei, credo che in questo caso si possa affermare senza retorica che un po’ tutto il mondo del vino italiano (compreso chi scrive) dovrebbe essere fiero di questa alta considerazione.

Ma dopo avere assaggiato la nuova annata (2020) del Verdicchio di Bucci – straordinariamente buono – mi chiedo quale potrà essere la reazione della critica. Posso immaginare i seguenti comportamenti:

  1. D’accordo, è buonissimo – profumato, freschissimo, scattante, elegante, lungo sul palato – ma non possiamo portarlo in trionfo perché siamo già stati anticipati lo scorso anno.
  2. Lo portiamo in trionfo affermando che il 2020 è nettamente migliore e che sul 2019 avevano toppato.
  3. Facciamo finta di niente e portiamo in trionfo il Verdicchio Riserva.
  4. Facciamo finta di non conoscere Bucci.
  5. Conseguentemente al punto 4), smettiamo di fare i critici.
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