Ho provato nei giorni scorsi le nuove annate dei bianchi etnei di Federico Curtaz, vale a dire l’Etna Bianco Gamma 2020 e l’Etna Bianco Superiore Kudos 2019 realizzato in compartecipazione (ovvero nelle vigne di..) con gli Eredi Di Maio. Confesso che il valore del territorio unito alla felicissima mano di Federico sui vini bianchi – non è che sui Rossi faccia proprio schifo eh… – conteneva i presupposti e le attese per una degustazione di piena soddisfazione.
Invece..il riscontro è stato addirittura superiore alle più rosee aspettative. Prima di pubblicare le note di assaggio farò passare qualche mese, forse anche l’estate, per provarli di nuovo in un contesto comparativo e coperto, ma già da ora posso anticipare che si tratta di due vini in finezza e in freschezza, distinti da un ammirevole senso di purezza aromatica e nobile sapidità; più grasso e complesso appare il Kudos, più elettrico e dinamico il Gamma che ha ancora tempo per rivelare la sua natura più profonda, ma che al momento è già godibilissimo.
Etna Bianco DOC Salisire, Vivera
Etna Bianco DOC Salisire VIVERA
Loredana Vivera, titolare dell’azienda omonima, mi inviò anni fa alcuni campioni di Salisire, corredando le bottiglie di annotazioni scritte di getto ma certamente più comunicative e utili di qualsiasi, puntigliosa, scheda tecnica. Ne riporto uno stralcio significativo:
“Nel 2002 abbiamo fatto tutti gli innesti a mano partendo da una selezione massale, che in realtà era l’unica scelta possibile, visto che nessuno vendeva barbatelle di carricante!
Il vigneto – dal quale nasce il Salisire – si trova a Linguaglossa e affonda le radici su 256 metri di lava, quindi un terreno dallo scheletro importante. Il versante è nord-est tra i 550 e i 600 metri sul livello del mare. Dal vigneto si vedono il mare e il cratere dell’Etna, equamente distanti 9 km. Il vento è forte e il vigneto è al confine dei boschi della zona che va verso est. L’influenza del vento ci aiuta nel biologico mentre il microclima e l’altitudine favoriscono la freschezza e la corretta maturazione delle uve.
Le difficoltà avute ci hanno fatto pensare a un bianco, realizzato solo con carricante, che doveva far sentire con forza e trasparenza le peculiarità di questa uva (ecco perché si è scelto di non usare legni), con l’obiettivo di creare un vino che di grande personalità e longevità…”
Dopo averle assaggiate nel 2017 con riscontri molto positivi, ho quindi sottoposto un paio di giorni fa (con la collaborazione di Claudio Corrieri e Alessandro Tonazzi del Ristorante Novelli di Livorno) le annate 2009, 2010 e 2012 ad un’ulteriore prova per verificarne il carattere e l’effettiva tenuta nel tempo, anche in riferimento ai dichiarati obiettivi aziendali.
Il responso, affidato come sempre al “bicchiere”, è stato così confortante da toccare addirittura le corde dell’emozione. Alla faccia di chi continua a dubitare del potenziale di longevità dei bianchi nostrani.
Chi volesse saperne di più e volesse entrare nel dettaglio organolettico del duplice assaggio delle tre singole annate, non ha che da aprire il Report appena pubblicato sulla pagina Ratings.