Selezioni 2024, i migliori assaggi: NITTARDI

Il passaggio dalla tipologia Chianti Classico Riserva alla Gran Selezione del vino di punta della Fattoria Nittardi ha conseguentemente imposto – come da disciplinare – l’abbandono di quella piccola quota di Merlot nell’uvaggio con il Sangiovese. Una scelta obbligata che, a giudicare dal riscontro ricevuto dall’annata 2021, non lo ha per niente penalizzato ma reso ancora più espressivo e riconoscibile grazie all’ormai raggiunta maturità delle vigne di Sangiovese.

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Selezioni 2024, i migliori assaggi: FONTERUTOLI

Ecco fortunatamente un altro di quei casi dove la scelta di un’etichetta da eleggere a “coup de coeur” aziendale non è davvero un compito facile, vista l’abbondanza di vini di pregio a Fonterutoli. Tuttavia non posso negare che il vino che riesce una volta di più a stupirmi per la rapidità con la quale ha affermato sin dalla sua prima uscita un carattere così ben definito di Sangiovese d’altura, è il Chianti Classico Gran Selezione Badiòla. Elegante, fresco e profumato, ha tutto per diventare un grande classico, in tutti i sensi.

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SELEZIONE VINI 2023: CASTAGNOLI

I Chianti Classico di Castagnoli (Castellina in Chianti) mantengono un profilo stilistico molto personale con strutture morbide e rotonde, un frutto di piena maturità in risalto e un carattere speziato ben pronunciato. La Riserva Terrazze 2020 è tra le più convincenti dell’annata e anche il più semplice “Castagnoli” 2021 non è poi da meno.

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LE VERTICALI: CHIANTI CLASSICO RISERVA NITTARDI

Premetto che sono molto affezionato a Nittardi e ai suoi fondatori, Stefania Canali e Peter Femfert, che conosco e stimo da tempo. Una stima che è addirittura aumentata dopo aver visto l’impegno e la passione che sono riusciti a trasmettere al figlio Léon nella conduzione, ormai a lui demandata, della proprietà familiare.
Non è la prima volta che provo in “verticale” il Chianti Classico Riserva prodotto dalla Fattoria di Nittardi. Nel volume Grandi Vini di Toscana ho pubblicato la recensione di alcune annate di nuovo presenti in questa occasione come la 1997, la 1999, la 2004 e la 2010. A queste quattro storiche bottiglie, Léon Femfert ha voluto aggiungerne altre quattro che certificano le evoluzioni più recenti del vino di punta dell’azienda di Castellina in Chianti.
Le verticali (al di là dei riscontri qualitativi) hanno principalmente un duplice scopo, da un lato fanno il punto sugli sviluppi stilistici del vino esaminato, dall’altro rappresentano un indicatore affidabile della sua tenuta nel tempo.
Per quanto riguarda il primo aspetto debbo osservare che la Riserva di Nittardi ha seguito un tragitto lineare e coerente, con uno stile personale, poco aderente alla schiera dei tradizionali. L’uvaggio, almeno fino al 2019, ha sempre visto, a supporto della quota dominante di Sangiovese, una presenza di Merlot quantificabile in poco più del 5%, poco ma sufficiente per dotare il vino di maggiore pienezza e densità di frutto. Con l’annata 2020 la Riserva è diventata Gran Selezione e, come da disciplinare, è stata ricavata da uve sangiovese in purezza rinunciando all’apporto del Merlot; conseguentemente anche l’affinamento ha registrato un cambiamento sostanziale, passando dalla barrique a un mix tra tonneaux e botte grande.
La verifica sulla tenuta nel tempo e, conseguentemente, sul potenziale di longevità del vino offre in realtà i riscontri più convincenti e attendibili. La “Riserva” di Nittardi con gli anni guadagna costantemente in armonia e personalità senza corrompere l’entità e la nitidezza del frutto, come ampiamente dimostrato dalla splendida riuscita delle annate 1997 e 1999.

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SELEZIONE 2022/23: FONTERUTOLI/MARCHESI MAZZEI

Lo scorso mese di giugno sono stato invitato a una insolita piccola verticale di 5 annate del Siepi, il ben conosciuto rosso ottenuto da un blend paritetico di Sangiovese e Merlot, dei Marchesi Mazzei. Ho definito la verticale “insolita” in quanto incentrata solo sulle ultime uscite – dal 2016 al 2020 – e perché svoltasi nel corso di un pranzo; sufficiente comunque a ricavare un’impressione d’insieme abbastanza precisa sugli orizzonti stilistici del vino e sulle caratteristiche dei singoli millesimi. Ho un ricordo molto positivo del Siepi ai suoi esordi (1992) e complessivamente di quello prodotto negli anni novanta, mentre l’idea che mi è rimasta delle bottiglie della prima decade degli anni 2000 – con l’eccezione di poche annate – è di un vino di alta precisione tecnica ma dallo stile convenzionale, molto concentrato, molto boisé, più associabile al Merlot che al Sangiovese, forse accondiscendente alle presunte esigenze del mercato di quel periodo.
Ma, ripeto, sono sensazioni più emotive che tecniche. Le annate provate in questa occasione hanno invece dato prova di una vitalità e di un senso di caratterizzazione decisamente più accentuato, sempre con l’obiettivo di raggiungere l’equilibrio ottimale. La proprietà afferma di non aver modificato né uvaggio né metodi di vinificazione e affinamento e che il miglioramento riscontrato nei vini è da imputare sostanzialmente alla crescita, in termini di età e acclimatazione, dei vigneti. In effetti il Sangiovese presente oggi è ben diverso da quello di vent’anni fa e fa sentire la sua “voce” con maggiore autorevolezza che in passato regalando al vino tensione, dinamismo e, in breve, maggior senso di identità.
L’assaggio delle cinque annate rispecchia con fedeltà le caratteristiche dei singoli millesimi. In breve: la bottiglia meno brillante è risultata essere la 2018 – vegetale e alcolica al tempo stesso -, mentre la 2017 nel mostrare il segno di un tannino rigido dà anche una certa prova di carattere, la 2020 “sente” maggiormente la presenza del Merlot e possiede il tatto levigato e i profumi balsamici di un vino bordolese; la 2016 conferma i pronostici che le assegnavano un ruolo da primattrice e rappresenta una delle versioni più felici del Siepi.
Per quanto riguarda la (strepitosa) annata 2019 le note sono disponibili qui in zona abbonati, unitamente agli appunti relativi agli altri 8 vini recensiti, tra i quali segnalo le brillanti prove dei tre Chianti Classico Gran Selezione 2019 (Badiòla, Castello di Fonterutoli e Vicoregio 36)

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