Il Ghemme Vigna Locche 2013 di Pietraforata è probabilmente l’assaggio più sorprendente che ho avuto occasione di fare nel gruppo dei vini dell’Alto Piemonte. Non conosco direttamente l’azienda autrice di tale piccola meraviglia, ma, sperando che non resti un caso isolato, debbo dire che un’espressione del Nebbiolo così sfumata ed elegante capita raramente anche con tipologie (e cantine) più illustri.
Vini recensiti: Colline Novaresi Doc Nebbiolo Saggezza 2019, Ghemme Docg Vigna Locche 2013.
Ancora una cantina che punta senza mezzi termini sull’equilibrio e la bevibilità senza togliere contenuti alla complessità e al potenziale di longevità dei propri vini. Il Ghemme Vigna Ronco al Maso 2018 di Guido Platinetti sintetizza felicemente lo stile e gli obiettivi aziendali, mostrando profondità, originalità aromatica e tannini fini. Non meno sorprendente è la Barbera Pieleo, un’interpretazione del vitigno svincolata da modelli iperconcentrati e iperboisé.
Vini recensiti: Colline Novaresi Doc Barbera Pieleo 2019, Colline Novaresi Doc Nebbiolo Platinetti Guido 2020, Ghemme Docg Vigna Ronco al Maso 2018.
Coerente con i principi più nobili legati al rispetto dell’ambiente, Podere ai Valloni è un “manifesto” vivente di come dovremmo, come consumatori e cittadini del mondo, auspicare si muovesse ogni attività, agricola e non, al di là degli slogan, delle convenienze spicciole, dell’appartenenza “bio”, spesso solo di facciata. Produrre vini buoni e diciamo pure eccellenti non è l’obiettivo ultimo ma una semplice conseguenza che deriva dalle scelte effettuate e dalla straordinaria vocazione, ben valorizzata, del territorio del Boca. In effetti i vini, provenienti da vigneti “alti” sia come latitudine sia come altitudine (oltre i 500 metri), esprimono una personalità singolare che necessita di tempo per emergere adeguatamente. La raccolta è effettuata generalmente verso la metà di ottobre, l’affinamento in botti grandi prosegue – per il Vigna Cristiana – per tre anni, seguito da un periodo ancora più lungo in bottiglia. L’uscita sul mercato avviene conseguentemente in tempi ritardati rispetto alle indicazioni del disciplinare ma è una scelta difficile da contraddire visti gli effetti ancora “scalpitanti” dei vini assaggiati.
Vini recensiti: Boca Doc Vigna Cristiana 2013, Colline Novaresi Doc Nebbiolo Gratus 2018.
Ben conosciuta per l’elevata qualità del suo Boca, Barbaglia trova le giuste conferme anche con l’annata 2018. Comprensibilmente, su un piano di minore complessità ma di altrettanta cura per i dettagli si presentano le etichette di Nebbiolo e Vespolina della Doc Colline Novaresi. Non posso poi che condividere lo stile aziendale indirizzato sulla ricerca di equilibrio mantenendo un legame coerente con i caratteri delle varie tipologie rappresentate.
Vini recensiti: Boca Doc Barbaglia 2018, Colline Novaresi Doc Nebbiolo Il Silente 2020, Colline Novaresi Doc Vespolina Ledi 2021.
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L’immagine riproduce la copertina della versione inglese del mio libro I Grandi Vini di Toscana, uscito il 23 novembre 2016 nelle principali librerie italiane.
Il libro ripercorre, attraverso la descrizione di 69 vini selezionati e particolarmente rappresentativi, un periodo cruciale dell’evoluzione del vino toscano. Su ogni vino sono riportate le informazioni tecniche relative ai metodi di produzione, le note storiche, gli aneddoti, completando il tutto con una degustazione verticale di ogni vino scelto.
Dall’introduzione:
Da tempo meditavo di dare forma e sostanza alla raccolta di oltre venti anni di appunti, di visite, incontri, suggestioni e, soprattutto, degustazioni. Centinaia e centinaia di bottiglie aperte e provate, ma anche assaggi dalla botte, lo stesso vino degustato appena nato e poi testato più volte nel corso degli anni. Insomma. alla fine mi sono accorto di poter raccontare storie all’infinito. E avrei desiderato farlo con un editore toscano, perché un libro sui vini toscani prodotto “in casa” avrebbe avuto un significato tutto particolare. È fortunatamente capitata l’occasione di proporre l’idea a Giunti che ha manifestato immediatamente grande interesse e molta disponibilità per l’argomento. Ne abbiamo parlato, poi abbiamo rimandato l’inizio del progetto, perché un editore di cose da fare ne ha tante, e anch’io avevo le mie. Il progetto originale si è piano piano delineato con maggiore chiarezza a entrambi e alla fine abbiamo, come si dice, messo nero su bianco e l’avventura di questa pubblicazione è partita.
E qui devo premettere che un libro come questo non è un libro qualsiasi, dove si raccolgono le idee, si dà loro un ordine e si inizia a scrivere. Avrei anche potuto fare così, in fondo ho molti assaggi archiviati nel corso degli anni, bastava metterli insieme e il gioco era fatto. In realtà, avendo a che fare con una materia “viva” come il vino poteva essere sicuramente interessante proporre le impressioni che mi aveva fatto quella determinata etichetta dieci anni fa, ma sarebbe stata soltanto una somma di annate diverse, non una verticale vera e propria. Dopo tante degustazioni “orizzontali” (più vini della stessa tipologia e annata) che mostrano solo una faccia della luna, l’assaggio “verticale” permette di esplorare il carattere e il valore di un vino sotto una prospettiva del tutto diversa dal solito. E ne restituisce un’immagine più completa e profonda che va oltre il semplice piacere di una bottiglia…
Come ho scelto i vini? Chiaramente gran parte della selezione effettuata riflette semplicemente il mio gusto, è ovvio che molti dei vini presenti siano tra i miei preferiti sulla base degli assaggi effettuati in tanti anni di attività.
Nella scelta ho tenuto conto non solo delle mie preferenze personali, ma anche della rappresentatività delle varie zone e tipologie, e della presenza di originalità degne di nota. Ho completato l’elenco con vini che, anche se non proprio in cima ai miei desideri, hanno fatto parlare di sé in questi ultimi anni, raggiungendo un’alta reputazione sul piano nazionale e internazionale e che ho ritenuto interessante comprenderli in un’indagine qualitativa che poteva riservare (e riservarmi) qualche sorpresa.
Non ricordo quando ho assaggiato il mio primo vino, ma ricordo bene da quando questa passione si è trasformata in lavoro; e posso dire che ormai sono più di venti anni che, prima come collaboratore, poi come diretto responsabile, ho frequentato varie pubblicazioni specializzate del settore. Quanti vini sconosciuti e oggi apprezzati da tutti ho segnalato in questi anni? Ho perso il conto, ma confesso che ancora oggi continuo ad assaggiare con la stessa passione e voglia di ricerca di allora. Ed è questo che voglio fare, non faccio il filosofo, mi limito semplicemente a dire quanto e perché un vino mi piace. Ma lo faccio rivendicando un’autonomia e un’indipendenza di giudizio che oggi mi sembra merce assai rara. Per questo motivo credo ci sia lo spazio per proporre un sito imperniato seriamente e quasi esclusivamente sulle note di assaggio. Ernesto Gentili Per contattarmi: info@ernestogentili.it
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Dopo le prime collaborazioni con Slow Food Editore per le pubblicazioni Guida al Vino Quotidiano e Guida ai Vini del Mondo, ha iniziato nel 1994 a occuparsi della Guida Vini d’Italia di Gambero Rosso-Slow Food, assumendo dopo pochi anni il ruolo di responsabile della Toscana; e successivamente anche di curatore per due edizioni dell’Almanacco del Berebene. Dal marzo 2003 è passato al ruolo di curatore, insieme a Fabio Rizzari, della Guida I Vini d’Italia del gruppo editoriale L’Espresso, seguendo tutte le edizioni successivamente realizzate, dalla 2004 fino alla più recente 2016. È stato membro permanente del Grand Jury Européen, ha al suo attivo anche varie collaborazioni con testate straniere, come la Revue du Vin de France, Decanter e la giapponese Wine Kingdom, oltre che con altre pubblicazioni specializzate italiane. Nel novembre 2016 è uscito in libreria il suo libro I Grandi Vini di Toscana (The Great Wines of Tuscany nell’edizione inglese), edito da Giunti.
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PREMI E RICONOSCIMENTI – Premio Casato Cinelli Colombini 2001 per Miglior articolo su Montalcino (per Slow Food Editore). – Premio Grandi Cru d’Italia 2008 come “miglior giornalista del vino”. – Segnalato dalla rivista inglese Decanter (gennaio 2010) tra i 10 personaggi più influenti del vino italiano. – Premio Lamole 2012: cittadinanza onoraria di Lamole. – Premio Casato Cinelli Colombini 2013 per Miglior articolo su Montalcino (per L’espresso Editore).
Dopo aver maturato un adeguato bagaglio di esperienza lavorando per ristoranti e alberghi in Italia e Svizzera, Claudio Corrieri decide, nel 1994, di aprire Lo Scoglietto sul lungomare di Rosignano Solvay (LI).
Diplomato Sommelier nel 1996, coltiva la passione per il vino cercando di approfondire la sua voglia di conoscenza, attraverso letture, viaggi, frequentazione di corsi di aggiornamento e, soprattutto, stappando tante bottiglie.
Gestisce, nel frattempo, un altro locale, InVernice, che diventa nel giro di pochi anni il punto di riferimento per gli appassionati di vino dell’area livornese.
Nel 2010 inizia a collaborare con la prima edizione di Slowine e dall’anno successivo entra a far parte del team della Guida Vini dell’Espresso, curata da Ernesto Gentili e Fabio Rizzari, fino al cambio di direzione, avvenuto un paio di anni fa.
Nello stesso periodo inizia il suo rapporto con il web, scrivendo articoli su vini del Rodano e della Borgogna per il sito diretto dall’amico Fernando Pardini (www.acquabuona.it) e continuando, nell’attualità, a mantenere una stretta collaborazione con Ernesto Gentili su queste pagine.
Da pochi anni si occupa, insieme all’amico (nonché valente degustatore) Daniele Bartolozzi, di importazione diretta di Champagne attraverso un’accurata selezione di piccoli produttori (www.lebollicine.eu).