BARONE PIZZINI e i suoi FRANCIACORTA

 

L’assaggio di una serie consistente di Franciacorta della Barone Pizzini mi ha lasciato la netta impressione di un’azienda in crescendo continuo: vinificazioni inappuntabili, stile elegante, verticale, ben definito nei dettagli dove la freschezza, la finezza del perlage e la nitidezza aromatica costituiscono la base imprescindibile di ogni cuvée prodotta e non stupisce, quindi, riscontrare che anche le più semplici, come il Franciacorta Brut Golf 1927, costituiscano ormai una certezza in fatto di correttezza tecnica e piacevolezza di beva.

Mi sono però limitato a riportare le note di assaggio delle etichette più rappresentative tra quelle che ho avuto occasione di provare, con uno scintillante Satèn 2016 a guidare la fila…..

Segue per gli abbonati

Franciacorta Erbamat Castello Bonomi

 

Franciacorta Erbamat Castello Bonomi

 

Emanuele Alessandro Gobbi ci racconta, con il suo stile sobrio ed elegante, un’altra storia di vino. Questa volta si parla di Franciacorta e questo è solo uno stralcio che ho prelevato dal reportage che potrete liberamente scaricare cliccando sul titolo sovrastante…

 

…La Franciacorta, regione di confine e di scorrerie tra la Lombardia e il Veneto, chiusa tra la bassa pianura bresciana, il lago d’Iseo e l’imbuto della Val Camonica, è stata, a dire il vero, regione di vigneti, in tempi lontani. Li hanno citati storici e cronisti, come Agostino Gallo (1499-1570) e Andrea Bacci (1524-1600); soprattutto ne parlò Geronimo Conforto, medico bresciano, ne suo Libellus de vino mordaci, stampato nel 1570 ove vengono date, un secolo prima, delle famose regole fissate dall’abate Dom Perignon: consigli per ottenere vini “mordaci”, cioè briosi e spumeggianti. Tuttavia, passati quei tempi e venuta la filossera, la vigna rimase in Franciacorta un vezzo di pochi proprietari terrieri, per farne qualche bottiglia di rosso o bianco da bere con gli amici. Perché nelle ville eleganti e ben tenute, che talvolta conservano ancora nelle fondazioni pietre e muri di castelli antichi, risalenti per qualcuno addirittura a prima dell’anno mille, i benestanti…

Curtefranca e non Franciacorta

Se il termine Franciacorta evoca, per chiunque, un mondo “effervescente” è giusto tenere presente che, anche se non godono della ribalta riservata alle Cuvée Speciali, ai Millesimati, ai Satèn o anche ai Brut più semplici, in Franciacorta si producono vini bianchi e rossi meritevoli di attenzione. A ricordarcelo è l’azienda Ca’ del Bosco (non proprio l’ultima arrivata in fatto di bollicine..) sia con il Curtefranca Bianco Corte del Lupo 2017– fresco, sapido, floreale, delicato al tatto e gradevolmente teso nello sviluppo gustativo – sia con il, quasi omonimo, Curtefranca Rosso Corte del Lupo 2016. Un classico taglio bordolese che gioca le sue carte migliori sulla freschezza, sul tocco elegante e soffice, sull’estrema nitidezza delle sensazioni. Privi di inutili opulenze ma non scarni, estremamente bevibili ma non semplici, entrambi i vini sembrano aver imboccato un percorso stilistico ben definito e, se le prossime annate lo confermeranno, anche decisamente condivisibile.

© 2016 ErGentili - build proudly by Stuwebmakers and Wordpress
contact: info@ernestogentili.
Privacy Policy