BORDEAUX PRIMEURS 2023

Accompagnato da un’accanita serie di imprevisti più imprevisti che mai, ho dovuto prima adattare, poi correggere e infine modificare il mio programma relativo ai Primeurs 2023 e conseguentemente la mia agenda di visite nei vari Châteaux. Con evidente rammarico sono stato costretto a rinunciare in una prima fase ad alcuni rendez-vous particolarmente attraenti e successivamente annullarne altri. Tuttavia, pur se in forma ridotta, avevo comunque messo in piedi la trasferta bordolese con un numero di incontri di degustazione sufficienti a farmi avere un’opinione più precisa dell’andamento del millesimo 2023 e delle interpretazioni tecniche adottate. Non avevo fatto i conti però con lo sciopero dei controllori di volo – in Francia quando dicono di scioperare non scherzano – che ha anticipato il viaggio di ritorno di oltre tre ore, costringendomi ad annullare altri succulenti impegni. 

In sostanza il consueto resoconto sull’annata sarà particolarmente stringato ma, visto l’andazzo, posso quasi gioire: almeno la pelle l’ho riportata a casa.

In pari misura possono gioire i produttori bordolesi per l’esito della vendemmia 2023, grazie alla scodata finale di un mese di settembre particolarmente favorevole e congeniale a fugare gran parte dei dubbi, dei timori e delle incertezze che avevano accompagnato l’annata con il mildiou (la peronospora) che ha invaso i vigneti, le abbondanti piogge primaverili e i picchi di calore improvvisi dopo ferragosto. Alla resa dei conti il 2023 è un millesimo che merita molta attenzione anche per le tendenze dei prezzi che, sino ad ora, si sono mostrate in netto calo rispetto al 2022. I vini presentano generalmente gradi alcolici più alti del 2021 ma più bassi del 2022, ma soprattutto le acidità sono più marcate con pH più contenuti, decisamente più vicini ai 3,5 che non ai 4. I vini sono quindi ben profumati, dotati di freschezza, struttura e tensione. Molto dell’equilibrio e del potenziale di longevità è pertanto legato alla qualità e maturità dei tannini, risultati peraltro in molti casi eccellenti.
È stato anche un anno che ha sorprendentemente visto una sorta di rivincita dei Merlot, apparsi vibranti e tonici come raramente è capitato in questo secolo. Sono infatti aumentati i vini ottenuti da Merlot in purezza sulla riva destra dove, tra l’altro, sta guadagnando spazio nei vigneti anche il Cabernet Sauvignon che notoriamente ama (o tollera) climi e terreni più secchi: una scelta da interpretare come un ulteriore mossa messa in atto per fronteggiare le temute tendenze climatiche.

I primi due Report (in continuo aggiornamento) sono dedicati a Château Angélus e a Château Ausone, con il riepilogo degli assaggi delle ultime tre annate consultabili dagli abbonati.

BORDEAUX PRIMEURS 2022: CHÂTEAU ANGELUS

Lo staff di Château Angelus, tanto competente quanto gentilissimo, ritiene che la 2022 sfugga a qualsiasi comparazione con altre annate, arrivando a definirla, senza incertezze e false modestie, “maestosa”. Dopo averla assaggiata è effettivamente difficile pensarla diversamente e non ci si può stupire quindi di doverla considerare come una delle star della riva destra (e non solo).
42 ettari di vigneto – divisi tra Merlot, Cabernet Franc e un pizzico di Cabernet Sauvignon – sulle côtes di Saint-Emilion costituiscono il patrimonio viticolo della Tenuta, proprietà dagli inizi del ‘900 della famiglia Boüard de Laforet.
Il vino ha sempre goduto di alta considerazione ma la svolta decisiva verso le vette della denominazione è stata registrata negli anni ’80, quando Hubert de Boüard de Laforet ha gradualmente rinnovato le attrezzature di cantina e imposto un deciso cambio di rotta della produzione. La storia recente ha visto lo Château impegnato in una spiacevole sequenza di cause giudiziarie relative alla revisione della classificazione dei crus di St. Emilion che ha avuto la conseguenza finale di portare Angelus a rinunciare – come Ausone e Cheval Blanc – ad essere classificato. Ma non si è certo rinunciato a incrementare la qualità dei vini, abbracciando anche progressivamente scelte produttive di ispirazione biologica. Contrariamente a quanto si pensa, ad Angelus si ritiene il Merlot più adatto al calcare puro, mentre le argille profonde ben si addicono al Cabernet Franc che, in ogni caso, è considerato il vitigno più importante e caratterizzante dello stile Angelus, anche se presente in misura inferiore al Merlot. In cantina prevale una filosofia che privilegia una vinificazione in riduzione con affinamenti calibrati in funzione del vitigno e delle caratteristiche dell’annata. Non è un caso infatti, che con la crescita delle temperature e il calo della piovosità, abbiano fatto la loro comparsa anche alcune botti da 20 e più ettolitri dove matura una parte di Cabernet Franc, con l’ovvio obiettivo di mitigare con contenitori di affinamento meno ossidativi il calore delle annate più recenti.
Una scelta decisamente condivisibile, ispirata al buon senso e non al marketing come purtroppo succede spesso dalle nostre parti.

Gli appunti di degustazione di ChâteauAngelus, del secondo vino Carillon d’angelus e del terzo nominato semplicemente N. 3, sono consultabili qui, in area abbonati.

BORDEAUX PRIMEURS 2022: CHÂTEAU AUSONE

Per i dettagli storici e informativi relativi a Château Ausone vi rimando qui, all’articolo pubblicato poco più di un  anno fa, ma per chi vuole soltanto essere aggiornato sulle vicende dell’annata 2022 non posso che deludere drasticamente gli eventuali detrattori dei vini della famiglia Vauthier. Il Grand Vin, in particolare, è più che mai un Grand Vin e, al solito, il motivo trainante degli assaggi di questo millesimo è stato quello di chiedere una spiegazione del successo, tanto straordinario quanto sorprendente, dell’annata e sull’apparente paradosso tra la freschezza riscontrata nei vini opposta al calore/secchezza della stagione climatica. In ogni angolo del bordolese è replicato con convinzione e coerenza il ritornello della profondità dei terreni e della loro capacità, accentuata dall’età dei vigneti, di trattenere l’umidità e anche Ausone non fa eccezione, aggiungendo però che la differenza tra i suoli argillo-calcarei del “plateau” di Saint-Emilion e le parti più sabbiose del territorio è evidente come non mai. Alain Vauthier sottolinea, sorridendo con fare sornione, che ci siamo forse dimenticati che la vite è una pianta che nasce in zone calde e secche, l’uomo l’ha portata in aree più fresche alle quali si è gradualmente adattata ma l’andamento climatico sempre più bollente degli ultimi anni in fondo è in linea con la sua natura e le sue origini genetiche; la reazione dei vigneti all’infuocata estate 2022 non deve quindi sorprenderci più di tanto: nei luoghi giusti continuerà a dare vita a grandi vini..

Le note di degustazione, riservate agli abbonati, sono consultabili qui.

BORDEAUX PRIMEURS 2022. Degustazione UGCB: Pomerol e Saint-Emilion

Cambiano le zone, in questo caso cambia l’intero fronte visto che dalla riva sinistra ci spostiamo sulla destra, nell’area dove il vitigno principale non è più il Cabernet Sauvignon ma il Merlot, spesso accompagnato dal Cabernet Franc. I caratteri di calore e secchezza del millesimo dovrebbero, sul piano delle elucubrazioni puramente teoriche, aver prodotto disastri vista la tendenza del Merlot a maturare precocemente, ad accumulare zuccheri – quindi alcol –  a calare in acidità, ad assorbire con facilità aromi surmaturi. Invece, al contrario, succede quel che non ti aspetti – la freschezza e l’equilibrio prevalgono – e pensi anche di aver elucubrato male, di essere arrivato a conclusioni frettolose, fantasiose e via dicendo. La 2022 sta solo a dimostrare che siamo troppo attenti a tenere di conto degli effetti superficiali e non di quelli meno apparenti, ci accorgiamo quindi di ciò che ci tocca anche personalmente e si controllano le temperature medie, i giorni senza pioggia e si perde di vista – ma è normale perché non lo vediamo – quel che succede all’interno dei terreni, alla composizioni di suolo e sottosuolo, alla loro profondità e alla loro reazione – drenante o meno – con l’acqua, all’età dei vigneti, all’azione dei portainnesti e via dicendo. Un’annata che, al di là di facili slogan, rivaluta il ruolo del territorio: il rapporto tra calore esterno e freschezza interna, in estrema sintesi,  è la chiave di volta e rende comprensibile e giustificabile la risposta sorprendente ricevuta dai Merlot di questo millesimo negli assaggi effettuati all’Hangar 14. Alle visite specifiche, e debbo aggiungere anche entusiasmanti, effettuate, in precedenza, in altri Château del territorio (Angelus, Ausone, Figeac, Lafleur) dedicherò nei prossimi articoli adeguati approfondimenti.

Gli abbonati possono consultare qui le note di degustazione.

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