Proveniendo dalla D122, Château Ausone si trova sul bordo dell’altopiano calcareo alle porte della città di St. Emilion. La proprietà si trova in una posizione elevata dalla quale è possibile ritagliare una visione spettacolare di una parte dei vigneti dell’appellation anche se la strada di accesso che porta al cancello dello Château è piuttosto stretta e dovete sperare di non incrociare altre auto nel (fortunatamente) breve tragitto. Anche l’ingresso non gode degli spazi presenti nelle più famose proprietà del Médoc ma anche in altri Château della zona, come Cheval Blanc o Figeac, ma Ausone è sicuramente il più originale e suggestivo dal punto di vista storico-architettonico. E non è possibile parlare di Château Ausone senza ricorrere, seppur stringatamente, alle sue origini che si vogliono far risalire al poeta romano Decimius Magnus Ausonius vissuto nel quarto secolo d. c. e che per primo pare aver citato le vigne, e conseguentemente i vini, di Bordeaux. In realtà non ci sono prove e tanto meno certezze che Ausonius abbia fondato lo Château che riporta il suo nome e ci sono persino dubbi che vivesse a St. Emilion; è invece accertata la sua presenza e anche la sua ricchezza (la storia si ripete) come proprietario di terreni e vigneti in tutto il territorio bordolese. Anche le vestigia gallo-romane della città e altri resti antichi riesumati in altri crus del comprensorio (come a La Gaffelière) costituiscono una memoria indelebile ma non direttamente collegabile ad Ausonius.
In ogni caso, un primo concreto riscontro è collegato alla presenza di una torre sull’altopiano che fu ribattezzata come “Tour d’Ausone” intorno al 1550 e poi a fine ‘700, quando il proprietario Jean Cantenat assegnò allo Château il nome definitivo di Ausone. Nel frattempo i vini prodotti crescevano di reputazione e la proprietà cambiava padrone per effetto di matrimoni ed eredità fino a giungere a fine ‘800 in possesso di Édouard Dubois-Challon che successivamente acquistò anche lo Château Belair. Per farla corta e arrivare ai giorni nostri, diciamo che la proprietà è stata contesa a lungo tra i vari eredi fino a che nel 1997 una parte di essi ha tenuto Belair e l’altra (la famiglia Vauthier, attuale proprietaria), Ausone. Il lungo contenzioso ha inevitabilmente frenato interventi ed investimenti che in parte hanno influito sulla qualità del vino che però, da quando Alain Vauthier (coadiuvato oggi dai figli) ha ripreso in mano la gestione di Château Ausone, ha trovato gli impulsi giusti per recuperare il terreno perduto e riposizionarsi di slancio al vertice della denominazione.
La visita ad Ausone, effettuata la mattina del 26 aprile, non è mai asettica e clinicamente professionale perché è uno di quei luoghi che hanno in sé un’atmosfera incantata che rischia di farti immaginare il vino già prima di averlo provato. Finissimi e classici per vocazione innata, sia Château Ausone che il secondo vino, Chapelle d’Ausone, esprimono e sintetizzano con straordinaria efficacia i pregi di un’annata (2021 ovviamente) che con tutti i suoi limiti, veri o presunti, rappresenta nei fatti il modello ideale del vino che vorresti sempre bere…
Le note di degustazione e gli altri aspetti tecnici continuano qui per gli abbonati.