ASSAGGI SPARSI (MAREMMA) N. 22

La degustazione è un esercizio ripetitivo ma certamente non noioso e prevedibile. Anche in un lotto ristretto di campioni è possibile individuare motivi di interesse, curiosità e riflessione. Nel mettere insieme questo gruppo di assaggi, relativo a vini prodotti da aziende maremmane, è emersa con nettezza la eterogeneità delle proposte qualitative che, per quanto parziali e al di là della buona qualità espressa, trasmettono un forte senso di confusione stilistica e strategica. Il migliore assaggio dei vini della Morisfarms è risultato essere un sangiovese con piccole aggiunte di cabernet sauvignon, per l’azienda Mocali un ciliegiolo, per Pianirossi si è affermato invece un blend a base di petit verdot, cabernet sauvignon e montepulciano d’Abruzzo, e, ancora, tra i vini di Poggio Maestrino ha ben figurato un petit verdot in purezza. Chiudo, in bellezza, con Casavyc il cui vino più sorprendente (sorpresa nella sorpresa) ha finito con l’essere un ottimo, e ribadisco ottimo, Spumante Brut Rosé ricavato da pinot nero il cui nome – a riveder le stelle – dice tutto. O forse niente.

Seguono, per gli abbonati, le note di degustazione.

Vini del Giorno: Brut del Chianti

Brut del Chianti (o spumanti chiantigiani)

È un mondo sempre più effervescente e ogni anno aumenta il numero delle aziende che si cimentano – con crescente successo – nella produzione di uno o più spumanti, anche in zone di lunga e radicata tradizione “rossista”. In Chianti Classico, ad esempio, ho già avuto modo nel recente passato di segnalare su queste pagine gli ottimi Brut prodotti da Fèlsina, ma oggi dovrei allungare la lista con il Metodo Classico Rosato Mauvais Chapon 2014 proposto da Villa Calcinaia (ben vinificato, sapido, grintoso, dal carattere quasi chiantigiano), e con il sorprendente Brut 2010 di Volpaia ricavato anch’esso da uve sangiovese in purezza coltivate a 400 metri di altitudine; vinificato in bianco e affinato a lungo sui lieviti si presenta con un bagaglio di freschezza e complessità aromatica, oltre che di finezza gustativa, da far davvero invidia a bollicine prodotte in zone assai più celebrate.

Brut Evoluzione, Trevisiol – Aprile 2018

 

Se ne parla già da un po’ e se ti capita l’occasione di assaggiarle non te la fai scappare, perché sei annate di fila – dal 1985 al 1990 – di italico spumante metodo classico (fuori produzione) è davvero difficile che si ripresentino. A cosa mi riferisco? Al Brut Evoluzione di Trevisiol, famiglia conosciuta per la produzione di Prosecco e ora, forse, anche perché nascondeva in cantina un piccolo tesoro costituito da 18 mila bottiglie di metodo classico, divise, appunto, in sei annate diverse. In poche parole, una vicenda, e non sono il primo a raccontarla, legata alla passione che il padre degli attuali titolari, pur producendo Prosecco, nutriva per gli Champagne e per il Metodo Classico. Le uve – chardonnay e pinot bianco – provenivano dall’Alto Adige, la prima annata fu realizzata nel 1975 e l’ultima nel 1990. Delle prime dieci annate non c’è più traccia, ma l’occasione di proporre sul mercato le altre, rimaste lì ad attendere in cantina, non se la sono fatta sfuggire i loro distributori, vale a dire Area 6 Moon Import.

A ottobre 2017 è stata effettuata la prima sboccatura, senza aggiunte né rabbocchi per lasciare intatto il prodotto originale, e sono state create 550 confezioni in legno – come da foto – contenenti le bottiglie rappresentative delle 6 annate. L’obiettivo è di sboccare ogni anno una parte, decrescente, delle bottiglie residue per proporle sul mercato per ben dieci anni di fila.

È evidente che si tratta di un’operazione di marketing condotta con una cura per i dettagli in linea con la professionalità dei protagonisti; non sto qui ad andare nel particolare di costi e prezzi e a giudicare se siano modesti o eccessivi. Per dirla alla Boskov, dovrei tradurre “rigore è quando arbitro fischia” con “il prezzo è giusto quando cliente compra”.

Quello che invece mi compete maggiormente è l’impressione che ho ricavato sulla qualità degli spumanti assaggiati. Ribadisco, impressione e non giudizio dettagliato, dato che è stato un assaggio più emozionale che tecnico.

Il primo aspetto che risalta è lo stato di forma delle varie bottiglie (età media, tanto per non dimenticarselo, 30 anni) che appaiono davvero giovanissime. Per forza, si dirà, sono state “sboccate” solo qualche mese fa..Bene, sarà normale, ma chi leggerà sulla bottiglia 1986 e la troverà così viva e scattante, resterà inevitabilmente sorpreso.

Il secondo punto riguarda la mutevolezza dei vini una volta a contatto con l’aria. Sarà per i lunghi decenni passati in riduzione, ma ogni annata cambia profumi con cadenze ritmate. Variazioni curiose, interessanti, addirittura divertenti, non degenerative per intendersi. Il carattere è prevalentemente floreale con rimandi fruttati e speziati, ma potrei attingere ad un repertorio più vasto per comprenderne le tante sfumature e risultare, comunque, impreciso perché al momento del prossimo assaggio sono di nuovo cambiate.

L’ultima considerazione è relativa alla qualità intrinseca delle varie annate. Nessuna di esse ha conosciuto il legno: solo acciaio e vetro. Come già anticipato, l’uvaggio è costituito da chardonnay e pinot bianco, in un rapporto 70/30 nelle prime tre annate (1985, 1986, 1987), leggermente modificato in un 60/40 nelle altre (1988, 1989, 1990). Il livello qualitativo va dal buono all’ottimo, non siamo sul tetto del mondo, però ogni millesimo presenta caratteristiche spiccate e diverse: caldo e voluminoso il 1985; profondo, complesso, molto lungo il 1986; nervoso e vibrante il 1987; fermo e squadrato il 1988; sfumato, sottile, elegante, il 1989; ricco e intenso il 1990.

Insomma, il piacere è assicurato e la noia sconfitta. Che si vuole di più..

Spumanti italiani – Gennaio 2018

Gli spumanti (Metodo Classico) recensiti, molto diversi per origine e stile, mettono in prevedibile risalto la Riserva Giulio Ferrari, autentico fuoriclasse tra le italiche bollicine, in una versione eccellente come sempre. Molto buone, ma anche questa non è una novità, le etichette della casa altoatesina Haderburg e, per restare nelle aree tradizionali della spumantistica nazionale, più che convincente la prova dell’Oltrepò Pavese dei Conte Vistarino. Piacevolmente sorprendenti, infine, gli altri spumanti segnalati.

Alto Adige Spumante DOC Brut nm HADERBURG
profumi nitidi di stampo agrumato e floreale; sapore delicato, preciso, elegante, ben sostenuto da una fine acidità e da un perlage altrettanto fine – il finale è sapido, fresco, di buona lunghezza finale  – 90

Alto Adige Spumante DOC Pas Dosé nm HADERBURG
profumi riservati, chiusi, con note di farina e pasta d’acciughe; sapore asciutto, secco, fine nel perlage, con uno sviluppo continuo, dotato di sapidità e convincente tensione gustativa – il finale non è lunghissimo ma di apprezzabile freschezza e non privo di complessità  – 88

Alto Adige Spumante DOC Riserva Hausmannhof 2007 HADERBURG
complesso e sfumato nei profumi di crosta di pane, fiori secchi, spezie, buccia di limone; in bocca è tenero nel flusso carbonico, fine, dettagliato, con tratti di dolce e intrigante ossidazione volutamente accennata – più soffice che nervoso, più timido che grintoso, è coerente con il caldo millesimo 2007  – 90

Alto Adige Spumante DOC Rosé nm HADERBURG
fruttato al naso, è fresco, pimpante, dal contrasto sapido efficace e piacevole  – 86

Oltrepò Pavese Metodo Classico Brut DOCG Pinot Nero 1865 2011 CONTE VISTARINO
note di fiori bianchi al naso, possiede un perlage calibrato e un sapore di media complessità, dallo sviluppo lineare e continuo  – 87

TrentoDOC Riserva del Fondatore Giulio Ferrari 2005 FERRARI
ha profumi molto eleganti di fiori secchi, crosta di pane, buccia di limone; in bocca si avvale di un equilibrio ammirevole, con bollicine finissime e delicate, chiude lunghissimo su un fondo leggermente speziato con un pregevole contrasto dai toni sapidi – ancora giovane, ha un potenziale di longevità impressionante  – 95

Vino Spumante Brut Castello Trebbio 1184 2014 CASTELLO DEL TREBBIO
originale nell’apporto aromatico, con note di frutti rossi (lamponi) che si affiancano al floreale; in bocca è ancora giovane, con una carbonica un po’ aggressiva, ma è saporito e dotato di un finale fruttato e succoso  – 85

Vino Spumante Brut Millesimato Fèlsina 2012 FELSINA
di colore dorato brillante, ha profumi di cereali, agrumi, vaniglia; il perlage è continuo e di buona finezza, il sapore delicato, bilanciato, fresco ma non troppo acido, decisamente piacevole e ben fatto  – 88

Vino Spumante Brut Podere La Regola nm LA REGOLA
tenui profumi agrumati e floreali; è fresco, guizzante, dotato di una vena acida molto viva ma non aggressiva, un po’ semplice ma piacevole nel finale – ottenuto con 90 % di uve Gros Manseng, il restante 10% è Chardonnay  – 87

Vino Spumante Brut Rosé Fèlsina nm FELSINA
naso dall’impronta floreale, ha un perlage piuttosto fine e un sapore fresco condotto dalla sapidità; il finale è di media lunghezza, gradevolmente contrastato  – 87

Vino Spumante Extra Brut Cuvée Zero nm CASCINA CHICCO
ha un impatto deciso, è robusto e saporito, più grintoso e caratteriale che fine  – 84

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