BORDEAUX PRIMEURS. Château Palmer

L’assaggio dei vini bordolesi costituisce probabilmente il miglior tipo di esercizio per entrare in confidenza con i tannini e valutarne la qualità e, conseguentemente, il potenziale di longevità, equilibrio e complessità di ogni vino rosso. Gli aggettivi utilizzati nel gergo degustativo sono numerosi ma in concreto dovrebbero indicare lo stato di maturità da un lato e di evoluzione dall’altro. Si passa quindi, seguendo una serie di definizioni in negativo, da tannini rustici, verdi, ruvidi, astringenti, appiccicosi, in breve immaturi, per proseguire con secchi, asciuganti ed evoluti; fortunatamente non mancano le occasioni per sfoderare termini più lodevoli come morbidi, rotondi, soffici, densi, setosi, vellutati, eleganti, finissimi, in breve perfettamente maturi. In caso di incertezza ricorriamo invece a formule tipo presenti ma non aggressivi, ancora un po’ duri ma si faranno…per scivolare sui più incoraggianti ma non del tutto rassicuranti come robusti, croccanti, incisivi, saporiti. Lasciamo perdere poi quanto in realtà questa terminologia venga utilizzata in modo appropriato, ma in buona parte è sulla qualità del tannino che si gioca la partita di un grande rosso e Bordeaux è la “nave-scuola”.
Mi si dirà, va bene ma Palmer che c’entra?

Come è comprensibile e immaginabile, è proprio la superba qualità tannica espressa nell’annata 2023 da Château Palmer a darmi il pretesto per approcciare così questo tema senza commettere, nello stesso tempo, l’errore di ridurre solo ai tannini i suoi punti di forza, tralasciandone l’abbagliante ricchezza aromatica, la vitale tensione gustativa, l’ammirevole armonia e la puntuale definizione stilistica.

Per saperne di più, come d’abitudine, basta comunque cliccare qui.

BORDEAUX PRIMEURS 2022: Margaux

Come spesso capita la degustazione dei vini dell’Appellation Margaux è la più eterogenea tra le grandi denominazioni del Médoc. In questa annata dai caratteri estremi si è forse raggiunto l’andamento più altalenante degli ultimi anni, tra sorprese ed eccellenti riuscite alternate a delusioni e conseguimenti modesti. D’altro canto, come ho fatto presente già nei primi resoconti, la 2022 è una vendemmia dalle caratteristiche singolari dove mille fattori diversi possono aver giocato un ruolo decisivo e le condizioni non uniformi del territorio di Margaux ha finito con l’accentuarle e consegnarci dei vini dai riscontri imprevedibili anche se le gerarchie consolidate non sono state scalfite più di tanto. Debbo aggiungere che si tratta anche di un territorio disposto non su un unico comune come Pauillac o Saint-Julien ma su quattro (non molti anni fa erano cinque) comunità adiacenti tra loro che abbracciano quindi uno spazio più ampio. Inoltre è anche la zona dove convivono indirizzi stilistici e visioni addirittura opposte, con una presenza di aziende biodinamiche più elevata del resto delle grandi Aoc del Médoc.

Le note di degustazione sono consultabili qui in zona abbonati.

BORDEAUX PRIMEURS 2022: Château Palmer

Pochi giorni dopo l’inizio della vendemmia, abbiamo assaggiato i primi tini di Merlot e ci siamo resi conto che i vini di questa annata sarebbero stati diversi da quelli che ci aspettavamo. Secondo la nostra esperienza, le estati secche e torride producono vini potenti, brillanti ed espressivi. E mentre Château Palmer e Alter Ego 2022 incarnano entrambi queste caratteristiche, essi hanno anche una particolare armonia, delicatezza e freschezza che continuano a sorprenderci quando li presentiamo ai nostri amici in tutto il mondo. Ma perché? La viticoltura è cambiata in modo significativo negli ultimi 15 anni. I terreni di Palmer sono vivi (la proprietà segue da anni ormai i dettami della biodinamica, N.d.R.), la materia organica è stabile e le radici sono profonde. Le nostre parcelle hanno un’età media di oltre 40 anni e non tagliamo più le cime delle viti. Le alte temperature di giugno hanno favorito la loro preparazione, mentre le piogge di inizio estate hanno quasi certamente fatto la differenza. Tutti questi fattori hanno giocato un ruolo importante, naturalmente. Il vigneto ha mantenuto un certo mistero che forse non riusciremo mai a spiegare del tutto. Il fattore X, forse?”.–Questa è la dichiarazione “ufficiale” di Thomas Duroux, CEO di Château Palmer, sulla vendemmia 2022. Ma, nello scambio di impressioni ricevute direttamente, ha aggiunto altri aspetti che possono aver recitato un ruolo complementare nella riuscita dell’annata; oltre all’età dei vigneti sopra citata ha individuato un punto a favore nelle basse rese produttive (poco più di 20 ettolitri per ettaro) che hanno permesso di raggiungere la maturazione ottimale senza dispersione di risorse e l’equazione “poca produzione = alta qualità” non è da dare per scontata visto che proprio in certe annate molto calde (ma precoci) è stata più incisiva e funzionale la scelta di essere alzare lievemente il carico produttivo per allungare i tempi di maturazione. Ma la vendemmia 2022 è stata calorosa ma non precoce e, sia nell’assaggio dell’Alter Ego – il second vin di Palmer – che, soprattutto, in quello del Grand Vin, Château Palmer appunto, la ricchezza di frutto è straordinaria e avvolge il resto della struttura in un morbido abbraccio, creando un effetto da perfect sphera. Debbo dire che poche altre volte sono rimasto così colpito da Palmer in occasione dei Primeurs; al punto di affermare che quest’annata merita di insediarsi con autorevolezza sul podio più alto della denominazione Margaux. Molti altri vini in quest’annata offrono questo senso di avvolgenza ma non sono altrettanto numerosi quelli che, come Ch. Palmer, lo associano a un dinamismo e a un ritmo sul palato che amplificano l’invito alla beva.
Indubbiamente l’annata ha messo ad una prova estrema la qualità del terroir e Palmer ha attinto dai suoi terreni quel compendio di freschezza che ha permesso il raggiungimento di un punto di armonia così preciso da essere inimmaginabile nel corso della passata stagione.
Aggiungo tuttavia che, nella misura nella quale le vigne si sono adattate all’andamento climatico, non di meno si è evoluto il percorso di elaborazione di chi il vino deve progettarlo e realizzarlo. Fino a non molti anni fa – e non mi riferisco a Palmer ma un po’ a tutto il mondo del vino – imperavano i protocolli operativi e in cantina, come in vigna, si applicavano ripetitivamente i soliti gesti e le solite azioni. Oggi tale modo di agire risulterebbe disastroso ed è necessario più che mai possedere una visione di prospettiva, sapere immaginare il vino che verrà e assecondare, con razionalità, le mosse della natura.
Come, credo, stia succedendo a Palmer.

Seguiranno, in zona abbonati, le recensioni specifiche.

RACCONTI BORDOLESI, la premessa

Per scrivere compiutamente di un territorio bisogna averlo frequentato da tempo, aver conosciuto direttamente i personaggi più rappresentativi, averne vissuto i vari passaggi storici, i cambiamenti, gli umori, il confronto con le tendenze di gusto e di mercato del momento, oltre ad aver condiviso le evoluzioni tecniche e climatiche che ne hanno condizionato e, talvolta, modificato lo stile. E, aggiungo, avere assaggiato tanto, che non significa solo aver provato molti vini ma aver testato più volte la stessa annata dello stesso vino in fasi diverse per verificarne l’evoluzione nel tempo. 
Nel fare queste riflessioni mi sono deciso a mettere insieme le esperienze e il materiale di cui dispongo, anche se qualche foglio l’ho “perso per strada”, su Bordeaux e i suoi vini, sollecitato anche da qualche eccellente bottiglia che ho scovato in cantina e che ho bevuto proprio nei passati giorni di feste (si fa per dire) natalizie.

Inizierò con la pubblicazione di una personale classificazione dei vini dell’AOC Margaux. Continuerò con le altre zone e, senza seguire nessun canovaccio prestabilito, approfondirò i temi parlando di stili e caratteri dei vari Châteaux e delle rispettive zone di produzione.

Segue, per gli abbonati, la classificazione dei vini di Margaux.

© 2016 ErGentili - build proudly by Stuwebmakers and Wordpress
contact: info@ernestogentili.
Privacy Policy