GIARDINI RIPA DI VERSILIA

È passato qualche anno dall’ultimo assaggio dei vini dei Giardini RipadiVersilia e ho riscontrato un’apprezzabile maturazione sia nell’interpretazione che nell’esecuzione finale. Certamente niente da far saltare sulla sedia ma, ad esempio, il Vermentino Colli e Mare 2021 rivela un carattere originale, non accostabile alle versioni presenti nel resto della costa toscana, espresso attraverso una calibrata concessione a toni ossidativi che se da un lato limitano l’aromaticità varietale e il senso di fragranza, dall’altro enfatizzano il fondo sapido, per un palato piacevolmente contrastato e sorprendentemente tonico.

Seguono qui, in area abbonati, le note di degustazione.

PODERE ERICA

La possibilità di essere sorpresi dall’assaggio di vini non conosciuti, almeno personalmente, costituisce un aspetto ancora stimolante per un critico. È vero che i “deja vu” prevalgono largamente ma, ogni tanto, affiora qualcosa di nuovo come dimostrato dalla produzione del Podere Erica in quel di Olena, in pieno territorio del Chianti Classico. Le retroetichette che riportano, in ogni vino prodotto, la gestione biodinamica del vigneto, l’uso di lieviti indigeni e nessuna filtrazione finale, mettono subito in chiaro la filosofia “naturalista” (se così vogliamo definirla) del produttore. I riscontri ricevuti dalle varie etichette non sono, e probabilmente non vogliono neanche esserlo, del tutto omogenei, alcuni vini – il Trebbiano Le Rondini, tanto per non fare nomi – si spingono all’estremo, ma nell’insieme prevale la voglia di distinguersi senza smarrire il buon senso. I vini rossi sono tre, rigorosamente a base di vitigni autoctoni, per soddisfare evidentemente sia chi chiede una bevibilità semplice e golosa (vedi il piacevole The Raven, affinato in acciaio), sia chi ha esigenze di maggiore complessità e profondità, coperte egregiamente dall’ottimo Sangiovese Il Picchio (affinato in tonneaux), passando da una soluzione intermedia, rappresentata dall’interessante blend di Sangiovese e Canaiolo La Ghiandaia (affinato in cemento).
Un quadro complessivo non ancora luminoso ma certamente chiaro e definito, da lasciare intendere prospettive decisamente incoraggianti per il futuro.

Le recensioni degli assaggi sono consultabili qui, in area abbonati.

SASSICAIA E I SUOI FRATELLI

Senza troppi clamori mediatici a inizio 2024 è arrivata la comunicazione relativa alla valutazione di 100/100 assegnati dal famoso foglio critico statunitense Wine Advocate, con la firma di Monica Larner, al Sassicaia 2021. Un genere di notizie che solitamente accolgo con moderato interesse; in certi casi, pochi in verità, condivido il giudizio, in altri non sono molto d’accordo, in altri ancora non lo sono per niente. Comunque non mi fa certo dispiacere se a beneficiarne è un’azienda italiana. Tutto qui. Trovo quindi singolare che in questa occasione ci sia chi si chiede puntigliosamente se l’assaggio sia stato effettuato alla cieca e magari in comparazione con altri vini della stessa tipologia e annata, come prevedono certi protocolli di degustazione. Mi pare si perda di vista il fatto che a interessare davvero sia gli amatori che gli operatori di mercato sia il confronto con le annate precedenti dello stesso vino più che con altri competitori; in questo caso si tratta del Sassicaia ma il concetto è estendibile a tutti i vini che hanno raggiunto nel tempo uno “status” di alto profilo. È possibile, quindi, che il 2021, senza escludere altre utili comparazioni con etichette di pari rango, sia stato semplicemente ritenuto superiore alle quattro annate che lo hanno preceduto e, comunque, non inferiore alla 2016, che sempre dallo stesso critico aveva ricevuto i fatidici 100 centesimi. D’altro canto, si dovrebbe ricordare all’assaggiatore più pignolo che in una degustazione convenzionale, con vini rigorosamente bendati e raggruppati per tipologia e annata, il Sassicaia se la dovrebbe giocare da solo in quanto ha il monopolio di un’intera denominazione, chiamata, come è risaputo, Bolgheri Sassicaia e formalmente non sarebbe corretto mischiarlo, come invece normalmente avviene, con altre tipologie, seppur strettamente “imparentate”. Conseguentemente sarebbe anche piuttosto inutile bendarlo..

Ma in definitiva, lasciando perdere le elucubrazioni sui dubbi amletici dei degustatori come sugli intrecci cavillosi dei disciplinari e degli statici protocolli di assaggio, è davvero così buono il Sassicaia 2021? Ebbene si, questo è uno dei casi in cui sono pienamente d’accordo con chi ha stilato il giudizio: non si può proprio negare che la 2021 sia una delle annate più riuscite di sempre del grande rosso della Tenuta San Guido che, tra l’altro, propone in uscita quasi contemporanea due versioni brillantissime (millesimo 2022) degli altri due vini della proprietà, vale a dire un Guidalberto così autorevole da pretendere di non essere considerato (come erroneamente succede) un “secondo vino” e un Le Difese più che sorprendente.

Seguiranno, a breve, i giudizi organolettici dei vini sopra menzionati in area abbonati.

SELEZIONE VINI 2023: PANIZZI

Firma tra le più conosciute di San Gimignano, Panizzi costituisce una sponda sempre affidabile per gli appassionati della Vernaccia. La Riserva 2019 mostra, rispetto al passato, di avere affinato il suo rapporto con il rovere, attenuando i toni fortemente affumicati che la caratterizzavano in fase giovanile, mentre la selezione Vigna Santa Margherita 2021 esibisce una personalità sempre più definita, con tratti di eleganza che emergono alla distanza.

Le note di degustazione sono consultabili qui, in area abbonati.

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