GIARDINI RIPA DI VERSILIA

È passato qualche anno dall’ultimo assaggio dei vini dei Giardini RipadiVersilia e ho riscontrato un’apprezzabile maturazione sia nell’interpretazione che nell’esecuzione finale. Certamente niente da far saltare sulla sedia ma, ad esempio, il Vermentino Colli e Mare 2021 rivela un carattere originale, non accostabile alle versioni presenti nel resto della costa toscana, espresso attraverso una calibrata concessione a toni ossidativi che se da un lato limitano l’aromaticità varietale e il senso di fragranza, dall’altro enfatizzano il fondo sapido, per un palato piacevolmente contrastato e sorprendentemente tonico.

Seguono qui, in area abbonati, le note di degustazione.

Vini di tacco e vini di punta

In questo periodo sono piuttosto impegnato ad assaggiare le nuove annate* e ho avuto modo di notare il modo diverso da parte di ogni azienda di interpretare il rapporto tra i vini più semplici e quelli più ambiziosi.

Lasciando perdere le situazioni virtuose (in verità largamente prevalenti) e ponendo l’attenzione su quelle più criticabili – se non critico che ci sto a fare – potrei dire sommariamente che esistono alcune situazioni contrapposte che tenterò di illustrare proponendo tre diversi profili di produttore.

Il primo è figlio dell’attualità, attento alle mode e ai cambiamenti, frequentatore assiduo dei social, fino a pochi anni fa produceva solo due o tre etichette ma ha cominciato ad ampliare la sua gamma puntando sulla Riserva della Riserva, poi sulla Selezione, quindi sulla Super Selezione per approdare infine sull’ultima frontiera dell’espansione produttiva ovvero l’individuazione di tre – per ora, ma sono destinati ad aumentare – cru dalle caratteristiche uniche e irripetibili (almeno così dice). A fare le spese di questa generosa proliferazione di vini è proprio il più semplice, quasi dimenticato, che deve accontentarsi degli avanzi di vigna e si presenta in una veste talmente leggera da rasentare l’inconsistenza; insomma, non sa di niente e il tentativo di rivendicarne la bevibilità è maldestro ed è sufficiente una buona birra, altrettanto bevibile, meno alcolica e più saporita, a metterlo in crisi su questo piano.

Il secondo profilo è invece rappresentato da chi segue la logica fuorviante e tuttora fortemente radicata di ritenere che l’importanza di ogni vino è proporzionale all’esibizione della propria ricchezza strutturale. L’identikit è di chi al ristorante apprezza soprattutto la quantità e la confonde con la qualità, vuole i piatti stracolmi e il suo vino più ambizioso è in effetti assai potente e intenso ma anche surmaturo, alcolico, sovraestratto e roverizzato all’eccesso; un po’ come se per vestirsi bene ci mettessimo addosso tre camicie e due paia di pantaloni: nessuna eleganza e tanta goffaggine. Il paradosso è che in questo caso il vino di base, prodotto senza le forzature di cui sopra, è sorprendentemente piacevole ed equilibrato.
Ma lui non lo sa; nel senso che non se ne è proprio reso conto.

Il terzo caso è infine costituito da chi prepara il vino di base con le stesse modalità di vinificazione di quello di vertice utilizzando però uve di qualità inferiore. Il risultato è prevedibilmente costituito da impiastri imbevibili. Il profilo è del tipo fedele alla linea ed è quel genere di produttore che non cambia mai metodi e il vino lo fa sempre così in barba alla diversità delle annate, delle tipologie e (magari) delle mode: “io i miei vini li tratto tutti allo stesso modo, non faccio discriminazioni perché così faceva mio nonno, così faccio io e così farà mio figlio”.
Al quale toccherà poi berselo tutto.

 

* ricordo a tal proposito agli abbonati gli ultimi tre Report pubblicati: https://www.ernestogentili.it/prodotto/vermentino-e-vermentino-report-wr/
https://www.ernestogentili.it/prodotto/selezione-2022-rosso-di-montepulciano-report-wr/
https://www.ernestogentili.it/prodotto/selezione-2022-rosati-toscani-report-wr/

 

DIECI VENDEMMIE a GORGONA

Trascrivo letteralmente, senza aggiungere una parola, il comunicato emesso nell’occasione della ricorrenza dei dieci anni del progetto Gorgona,:

“Frescobaldi per il sociale” nasce ad agosto 2012, prima ancora di essere un vino è un progetto pluriennale di esperienza umano-lavorativa, che nasce grazie alla collaborazione tra l’azienda vitivinicola toscana e la Casa di reclusione di Gorgona, isola facente parte del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e sede di una colonia penale attiva dal 1869.
A Gorgona i detenuti trascorrono l’ultima parte del loro periodo detentivo, vivendo a contatto con la natura e trovando così un’opportunità concreta per reinserirsi nella realtà lavorativa e nella comunità sociale.
È in questo ambito che Lamberto Frescobaldi ha ideato, in collaborazione con la direzione della colonia penale, un progetto il cui obiettivo è permettere ai detenuti dell’isola di fare un’esperienza attiva nel campo della viticoltura e dell’enologia. I detenuti, con la collaborazione e la supervisione degli agronomi e degli enologi di Frescobaldi, coltivano e vinificano l’uva del vigneto dell’isola.
Il progetto si è rafforzato con l’impianto di un nuovo ettaro di vigneto nel 2015 e un ulteriore quarto di ettaro nel 2017. Dal vigneto in produzione vengono realizzate un numero limitatissimo di bottiglie di bianco con uve Vermentino e Ansonica. I detenuti che lavorano al progetto Gorgona sono da Frescobaldi assunti e stipendiati con il vigente contratto di lavoro.

Bene, questa è la comunicazione ufficiale dell’azienda alla quale aggiungo che il vigneto originario – su terreni vulcanici – risale al 1999 per arrivare a un totale di poco più di due ettari complessivi esposti a est. Il vino prodotto è un Costa Toscana Igt e si chiama, ovviamente, Gorgona.
Dopo questa dovuta sequenza di dati informativi, passo alle sensazioni procurate dalla visita a Gorgona del nove giugno scorso usando una modalità telegrafica, giusto per evitare di cadere in facili tentazioni retoriche:

1 – Se l’entusiasmo poteva essere previsto, la sincera commozione che pervadeva gli autori del progetto era tanto inattesa quanto coinvolgente.

2 – L’isola non è fantastica. Di più.

3 – Arrivare in cima ai vigneti e avere il mare come sfondo…beh, è difficile trovare le parole giuste.

4 – Non ditemi che il vino è costoso: per mille motivi (rileggete sopra) sono sempre soldi ben spesi.

5 – Infine, il Gorgona 2021 è davvero molto buono: sapidità e acidità – accompagnate da profumi avvincenti di agrumi, fiori di macchia ed erbe aromatiche – incrociano a meraviglia la dolcezza del frutto per un insieme dalla beva quasi irresistibile.
Un vino di terra, sole e luce, ma è la combinazione magistrale tra vento e  mare a renderlo inimitabile.

SELEZIONE VINI 2021: TERENZUOLA

La presenza di vini come il Fosso di Corsano nobilita la tipologia dei Vermentino ma non scoraggia la voglia di Terenzuola di produrre dei vini rossi all’altezza dei suoi già celebrati “bianchi”. E allora, nel mio costante tentativo di trovare nuovi spunti di interesse, voglio sottolineare il tatto carezzevole de La Merla della Miniera (canaiolo nero) e la stimolante fragranza del Vermentino Nero, che di nero e minaccioso ha solo il nome. Due rossi con la grazia e la bevibilità di un bianco.
E mi viene da pensare che, forse forse, certi produttori “bianchisti” con il tempo riescano a sviluppare una particolare sensibilità nel curare i dettagli e valorizzare la freschezza e l’eleganza dei loro vini. Bianchi o rossi che siano.

Seguono, per gli abbonati, le note di assaggio.

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