In questo periodo ho dato maggior spazio alla zona abbonati pubblicando, tra l’altro, i primi resoconti sui Primeurs (scusate il gioco di parole) di Bordeaux.
Ho iniziato proprio da questi Report a raccogliere in un unico documento gli assaggi recensiti negli ultimi anni dei vini di ogni singola proprietà, in modo da permettere ai lettori di poter dare un unico sguardo alle valutazioni assegnate, anche come motivo di confronto e verifica sulla costanza qualitativa di un vino, sulle sue variazioni stilistiche, sulle diverse caratteristiche delle annate esaminate. Il dossier su Bordeaux è continuato (qui)con l’aggiornamento della mia classificazione dei vini di Saint Emilion alla quale seguiranno quelle delle altre zone, ma progressivamente sto ovviamente sviluppando anche la parte dedicata alle aziende nostrane.
Seguendo lo stesso criterio ho infatti inserito (qui) il Report relativo ai vini dell’azienda etnea Cottanera, mentre nella “Miscellanea Vini Bianchi” (vedi qui) sono presenti i vini delle seguenti aziende: Cataldi Madonna, Bozen Kellerei, Mirizzi, Montecappone, San Sisto, Antichi Poderi Jerzu, Gregu, Mora&Memo, Pala, Assuli, Cottanera e Camugliano.
I resoconti relativi alle nuove annate di Vernaccia di San Gimignano sono invece disponibili qui e qui.
Non capita spesso di poter degustare accanto ad autentici reperti di origine etrusca ma il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano, alla vigilia della manifestazione denominata “Regina Ribelle” svoltasi a metà maggio, ha offerto questa insolita e apprezzata possibilità negli ambienti del locale Museo Archeologico.
Dato che non sono mai molto tenero sulla gestione degli assaggi per gruppi variegati, mi corre l’obbligo stavolta di fare i meritati complimenti agli organizzatori che oggettivamente hanno messo tutti i partecipanti nelle migliori condizioni per poter svolgere il proprio compito: una postazione isolata per ogni testata editoriale, una/un sommelier a completa disposizione, un ambiente tranquillo con temperature ottimali, un servizio eccellente insomma. Con queste modalità ho potuto assaggiare comodamente, in circa tre ore, le 76 etichette di Vernaccia presenti, effettuando anche una dozzina di “riassaggi”.
Il primo Report pubblicato qui è dedicato all’annata 2023 che, sulla carta, non ha avuto caratteristiche proprio favorevoli (calore e secchezza) per la riuscita dei vini bianchi. I riscontri effettivi hanno sostanzialmente rispettato queste sommarie previsioni; i vini sono corretti e ben eseguiti, non mancano alcune interpretazioni degne di nota come pure qualche bottiglia poco giudicabile al momento, ma generalmente la maturità delle uve – e conseguentemente dei vini – è incompleta. Debbo anche aggiungere che l’idea di eliminare l’anteprima di febbraio per presentare le nuove uscite sul mercato a metà maggio, facendo affidamento sulla maggiore espressività dei vini grazie a qualche mese di affinamento supplementare, convince solo parzialmente, anche se probabilmente risulta molto più opportuna ed efficace sul piano della comunicazione e del marketing. I vini bianchi in genere, e la Vernaccia in particolare, necessiterebbero di qualche mese in più o, comunque, del primo vero caldo estivo per esprimersi al meglio ma è ben comprensibile che non siano periodi congeniali per un evento dagli intenti prevalentemente promozionali. Tornando agli effetti degustativi va sottolineato che, se a metà maggio la condizione evolutiva dei vini è leggermente migliore che a febbraio, la presenza di solforosa, praticamente al massimo, e l’incidenza di profumi secondari indotti dai lieviti è ancora sostenuta e si accavalla e confonde con quelli provocati dalla presenza di altre uve nell’assemblaggio. In sostanza alcuni vini sono del tutto muti, altri indugiano su profumi effimeri, destinati ad attenuarsi e sparire nel giro di qualche mese. Al di là di queste considerazioni, si riesce a ricavare comunque un’impressione d’insieme attendibile soprattutto perché, lo ripeto, le condizioni di assaggio sono state ideali e impensabili da realizzare nel tradizionale – e credo ormai abbandonato – periodo invernale.
Firma tra le più conosciute di San Gimignano, Panizzi costituisce una sponda sempre affidabile per gli appassionati della Vernaccia. La Riserva 2019 mostra, rispetto al passato, di avere affinato il suo rapporto con il rovere, attenuando i toni fortemente affumicati che la caratterizzavano in fase giovanile, mentre la selezione Vigna Santa Margherita 2021 esibisce una personalità sempre più definita, con tratti di eleganza che emergono alla distanza.
Le note di degustazione sono consultabili qui, in area abbonati.
Il fatto di far parte del Gruppo Italiano Vini, entità di ampie dimensioni, non deve indurre a pensare che la produzione delle Fattorie Melini sia indirizzata su traiettorie stilistiche banalmente convenzionali, con uno sguardo compiacente e quasi subordinato al cosiddetto gusto internazionale. In realtà, pur seguendo una linea cauta e attenta a non avventurarsi in scelte estreme, la linea produttiva di Melini è più incline a privilegiare criteri di stampo tradizionale con largo utilizzo, ad esempio, di botti grandi per l’affinamento del Sangiovese. Nel contesto di una proposta costantemente affidabile nelle etichette più semplici come la Vernaccia Le Grillaie, il Chianti San Lorenzo e il Chianti Classico Granaio, risalta, come di consueto, la prova della Riserva La Selvanella che, con l’annata 2019, esprime un potenziale di rilievo, meritevole di essere testato nuovamente nel corso della sua evoluzione.
Le note di degustazione sono consultabili qui, in area abbonati.
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L’immagine riproduce la copertina della versione inglese del mio libro I Grandi Vini di Toscana, uscito il 23 novembre 2016 nelle principali librerie italiane.
Il libro ripercorre, attraverso la descrizione di 69 vini selezionati e particolarmente rappresentativi, un periodo cruciale dell’evoluzione del vino toscano. Su ogni vino sono riportate le informazioni tecniche relative ai metodi di produzione, le note storiche, gli aneddoti, completando il tutto con una degustazione verticale di ogni vino scelto.
Dall’introduzione:
Da tempo meditavo di dare forma e sostanza alla raccolta di oltre venti anni di appunti, di visite, incontri, suggestioni e, soprattutto, degustazioni. Centinaia e centinaia di bottiglie aperte e provate, ma anche assaggi dalla botte, lo stesso vino degustato appena nato e poi testato più volte nel corso degli anni. Insomma. alla fine mi sono accorto di poter raccontare storie all’infinito. E avrei desiderato farlo con un editore toscano, perché un libro sui vini toscani prodotto “in casa” avrebbe avuto un significato tutto particolare. È fortunatamente capitata l’occasione di proporre l’idea a Giunti che ha manifestato immediatamente grande interesse e molta disponibilità per l’argomento. Ne abbiamo parlato, poi abbiamo rimandato l’inizio del progetto, perché un editore di cose da fare ne ha tante, e anch’io avevo le mie. Il progetto originale si è piano piano delineato con maggiore chiarezza a entrambi e alla fine abbiamo, come si dice, messo nero su bianco e l’avventura di questa pubblicazione è partita.
E qui devo premettere che un libro come questo non è un libro qualsiasi, dove si raccolgono le idee, si dà loro un ordine e si inizia a scrivere. Avrei anche potuto fare così, in fondo ho molti assaggi archiviati nel corso degli anni, bastava metterli insieme e il gioco era fatto. In realtà, avendo a che fare con una materia “viva” come il vino poteva essere sicuramente interessante proporre le impressioni che mi aveva fatto quella determinata etichetta dieci anni fa, ma sarebbe stata soltanto una somma di annate diverse, non una verticale vera e propria. Dopo tante degustazioni “orizzontali” (più vini della stessa tipologia e annata) che mostrano solo una faccia della luna, l’assaggio “verticale” permette di esplorare il carattere e il valore di un vino sotto una prospettiva del tutto diversa dal solito. E ne restituisce un’immagine più completa e profonda che va oltre il semplice piacere di una bottiglia…
Come ho scelto i vini? Chiaramente gran parte della selezione effettuata riflette semplicemente il mio gusto, è ovvio che molti dei vini presenti siano tra i miei preferiti sulla base degli assaggi effettuati in tanti anni di attività.
Nella scelta ho tenuto conto non solo delle mie preferenze personali, ma anche della rappresentatività delle varie zone e tipologie, e della presenza di originalità degne di nota. Ho completato l’elenco con vini che, anche se non proprio in cima ai miei desideri, hanno fatto parlare di sé in questi ultimi anni, raggiungendo un’alta reputazione sul piano nazionale e internazionale e che ho ritenuto interessante comprenderli in un’indagine qualitativa che poteva riservare (e riservarmi) qualche sorpresa.
Non ricordo quando ho assaggiato il mio primo vino, ma ricordo bene da quando questa passione si è trasformata in lavoro; e posso dire che ormai sono più di venti anni che, prima come collaboratore, poi come diretto responsabile, ho frequentato varie pubblicazioni specializzate del settore. Quanti vini sconosciuti e oggi apprezzati da tutti ho segnalato in questi anni? Ho perso il conto, ma confesso che ancora oggi continuo ad assaggiare con la stessa passione e voglia di ricerca di allora. Ed è questo che voglio fare, non faccio il filosofo, mi limito semplicemente a dire quanto e perché un vino mi piace. Ma lo faccio rivendicando un’autonomia e un’indipendenza di giudizio che oggi mi sembra merce assai rara. Per questo motivo credo ci sia lo spazio per proporre un sito imperniato seriamente e quasi esclusivamente sulle note di assaggio. Ernesto Gentili Per contattarmi: info@ernestogentili.it
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Dopo le prime collaborazioni con Slow Food Editore per le pubblicazioni Guida al Vino Quotidiano e Guida ai Vini del Mondo, ha iniziato nel 1994 a occuparsi della Guida Vini d’Italia di Gambero Rosso-Slow Food, assumendo dopo pochi anni il ruolo di responsabile della Toscana; e successivamente anche di curatore per due edizioni dell’Almanacco del Berebene. Dal marzo 2003 è passato al ruolo di curatore, insieme a Fabio Rizzari, della Guida I Vini d’Italia del gruppo editoriale L’Espresso, seguendo tutte le edizioni successivamente realizzate, dalla 2004 fino alla più recente 2016. È stato membro permanente del Grand Jury Européen, ha al suo attivo anche varie collaborazioni con testate straniere, come la Revue du Vin de France, Decanter e la giapponese Wine Kingdom, oltre che con altre pubblicazioni specializzate italiane. Nel novembre 2016 è uscito in libreria il suo libro I Grandi Vini di Toscana (The Great Wines of Tuscany nell’edizione inglese), edito da Giunti.
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PREMI E RICONOSCIMENTI – Premio Casato Cinelli Colombini 2001 per Miglior articolo su Montalcino (per Slow Food Editore). – Premio Grandi Cru d’Italia 2008 come “miglior giornalista del vino”. – Segnalato dalla rivista inglese Decanter (gennaio 2010) tra i 10 personaggi più influenti del vino italiano. – Premio Lamole 2012: cittadinanza onoraria di Lamole. – Premio Casato Cinelli Colombini 2013 per Miglior articolo su Montalcino (per L’espresso Editore).
Dopo aver maturato un adeguato bagaglio di esperienza lavorando per ristoranti e alberghi in Italia e Svizzera, Claudio Corrieri decide, nel 1994, di aprire Lo Scoglietto sul lungomare di Rosignano Solvay (LI).
Diplomato Sommelier nel 1996, coltiva la passione per il vino cercando di approfondire la sua voglia di conoscenza, attraverso letture, viaggi, frequentazione di corsi di aggiornamento e, soprattutto, stappando tante bottiglie.
Gestisce, nel frattempo, un altro locale, InVernice, che diventa nel giro di pochi anni il punto di riferimento per gli appassionati di vino dell’area livornese.
Nel 2010 inizia a collaborare con la prima edizione di Slowine e dall’anno successivo entra a far parte del team della Guida Vini dell’Espresso, curata da Ernesto Gentili e Fabio Rizzari, fino al cambio di direzione, avvenuto un paio di anni fa.
Nello stesso periodo inizia il suo rapporto con il web, scrivendo articoli su vini del Rodano e della Borgogna per il sito diretto dall’amico Fernando Pardini (www.acquabuona.it) e continuando, nell’attualità, a mantenere una stretta collaborazione con Ernesto Gentili su queste pagine.
Da pochi anni si occupa, insieme all’amico (nonché valente degustatore) Daniele Bartolozzi, di importazione diretta di Champagne attraverso un’accurata selezione di piccoli produttori (www.lebollicine.eu).