Château Climens

 

CHÂTEAU CLIMENS

Ho ricevuto pochi giorni fa una comunicazione da parte di Bérénice Lurton, proprietaria di Château Climens, relativa all’ultima vendemmia 2019 che pare promettere benissimo nella sua evoluzione in cantina.

Lo voglio sperare fortemente perché nell’ultima occasione che sono stato a Bordeaux (Primeurs 2017), la rituale visita a Climens era saltata semplicemente perché, causa grandine, il vino non era stato prodotto. Sono episodi purtroppo frequenti nel Sauternais. Quando Bérénice iniziò ad occuparsi dell’azienda di famiglia, nel 1992, l’inclemenza del tempo impedì la produzione di Climens e uscì solo le second vinLes Cyprès de Climens, ricavato dalle seconde scelte di uve; l’anno successivo nessun liquoreux uscì dalle cantine dello Château. 
Confesso (se ancora non si era capito) che ho davvero un debole per Climens: un Barsac di grande classe e finezza che incanta e seduce i suoi ammiratori facendo perno sull’ampiezza dei suoi profumi (spezie, pepe, agrumi, ananas, pesche, pere, albicocche, miele, rose bianche, fermatemi…), sull’equilibrio millimetrico e sulla freschezza del suo lunghissimo finale, tonificato sempre da quel pizzico di acidità che manca spesso ai Sauternes e li rende, talvolta, un po’ stucchevoli. Quella tra Barsac e Sauternes è una delle tante competizioni “campanilistiche” presenti nel mondo del vino: a Barsac si vantano della loro maggiore finezza, a Sauternes si sentono forti di una ricchezza e un’intensità superiore. Elegante ma anche innervato di un’energia interna quasi inesauribile, Climens, oltre a essere il più illustre dei vini di Barsac, non teme confronti con molti, celebrati Sauternes.
Fatta eccezione, ovviamente, per sua maestà, Château d’Yquem.
Ma questa è un’altra storia. Esistono vini che possono seriamente pensare di paragonarsi a Yquem ?

Bordeaux Primeurs 2017, piccola appendice di Bianchi e Sauternes – Maggio 2018

 

Controllando gli appunti bordolesi sono emersi alcuni assaggi che non avevo ancora pubblicato per un totale di cinque vini, tre bianchi e due liquorosi. Tre di essi (un Sauternes e due bianchi secchi) sono prodotti da Château Suduiraut che, come Petit Village e Pichon Baron, fa parte delle proprietà di Axa Millésimes, gli altri due (un bianco e un Sauternes) sono invece prodotti da Château Mouton Rothschild e da Château d’Yquem. Uno dei due (chissà quale) è un Sauternes che non era proprio il caso di dimenticare. Ma anche gli altri vini sono ben meritevoli di essere descritti. Mi spiace soltanto di non poter inserire nelle recensioni di quest’anno un altro Sauternes/Barsac al quale sono particolarmente affezionato, vale a dire Château Climens, a causa delle violente grandinate di fine stagione che non hanno permesso di ottenere una raccolta degna del prestigio della Maison diretta con straordinaria passione e competenza da Bérénice Lurton.

 

BLANC SEC de SUDUIRAUT– Bordeaux
Ricavato da un blend paritario di semillon e sauvignon, è affinato per un terzo in rovere di secondo passaggio e il resto in acciaio. Ne deriva un bianco semplice, fruttato, fresco, di piacevole bevibilità.  – 86

S de SUDUIRAUT Vieilles Vignes– Bordeaux
L’uvaggio è costituito da semillon (prevalente) e sauvignon, affinato interamente in rovere, dà origine a un vino di una certa complessità, sapido, elegante, dotato di pregevole tensione gustativa e freschezza finale.  – 90

AILE d’ARGENT du CHÂTEAU MOUTON ROTHSCHILD– Bordeaux
Basato sul consueto blend tra sauvignon blanc e semillon, è particolarmente ben riuscito in questa annata. Caratterizzato dal sauvignon nei profumi di frutto della passione e pesca gialla, è lungo, teso, espansivo nello sviluppo, con una chiusura dai piacevoli risvolti minerali.  – 92

CHÂTEAU SUDUIRAUT– Sauternes
Intensamente profumato, con sentori di arance candite, miele e zafferano, ha una dolcezza diffusa mitigata dalla freschezza del millesimo, per un insieme perfettamente bilanciato e godibile. Eccellente.  – 94

CHÂTEAU D’YQUEM– Sauternes
Non ho memoria di uno Château d’Yquem così pronto e bevibile sei mesi dopo la vendemmia; il 2017 rischia di apparire quasi semplice per quanto è fresco, invitante, di una dolcezza intensa ma mai stucchevole, con una percezione rôtì tanto sfumata quanto incisiva. Finissimo e fragrante, non ha forse l’opulenza dei millesimi più ricchi ma di classe ne ha da vendere.  – 96

Bordeaux Primeurs 2017: Sauternes e Barsac, seconda parte – Aprile 2018

 

Nel secondo gruppo dei Sauternes 2017 si distingue con netto margine la prova di Clos Haut-Peyraguey. Per il resto si confermano le impressioni complessive di un millesimo ricco ma non sproporzionato, dalla dolcezza raramente stucchevole.

 

CHÂTEAU LAMOTHE-GUIGNARD
17 ettari – 90% semillon, 5% sauvignon, 5% muscadelle
Faceva parte in passato di un’unica proprietà – Lamothe – divisa più volte per questioni ereditarie. Oggi ne sono rimaste due: Lamothe-Despujols e Lamothe-Guignard, possedute dalle rispettive famiglie.
Limpido nell’aspetto, è un po’ verde al naso, l’acidità è marcata e crea un effetto di scomposizione a centro bocca; il finale è fresco, semplice, gradevole.  – 83

CHÂTEAU LA TOUR BLANCHE
40 ettari – 80% semillon, 15% sauvignon, 5% muscadelle
Costituisce una singolare, e riuscita, operazione di gestione pubblica. È infatti proprietà del Ministero dell’Agricoltura o, per essere più precisi e aggiornati, del “Conseil Régional de Nouvelle-Aquitaine”. In sostanza dal 1911 è una struttura pubblica di insegnamento che accoglie circa 200 allievi. Produce vini di assoluto rispetto, dallo stile ricco e concentrato.
Ricco nei profumi di agrumi e confetture di pere, è ampio, voluminoso, grasso e pieno sul palato; un po’ monolitico e poco sfumato al momento ma anche molto piacevole e promettente.  – 90

CHÂTEAU de MALLE
28 ettari – 69% semillon, 28% sauvignon, 3% muscadelle
Classificato come monumento storico, per la sua struttura imponente e le innumerevoli opere d’arte riposte al suo interno e anche all’esterno, come il magnifico giardino all’italiana, lo Chateau de Malle è oggi proprietà della Comtesse de Bournazel.
Sentori di agrumi canditi e cera al naso, è dolce senza eccessi, dotato di gradevole acidità ma in lieve debito di grassezza; il finale è gradevole ma un po’ semplice.  – 85

CHÂTEAU de MYRAT
22 ettari – 88% semillon, 8% sauvignon, 4% muscadelle
La storia di questo Domaine è così originale ed emblematica che meriterebbe di essere raccontata a parte. La proprietà è della famiglia de Pontac e i vigneti, dopo essere stati completamente estirpati una dozzina di anni prima, sono stati piantati ex-novo nel 1988.
Poco concessivo sul piano aromatico, lascia affiorare gradualmente note di agrumi e zafferano; in bocca ha un ingresso fresco/dolce particolarmente gradevole e uno sviluppo sciolto e slanciato, anche se un pizzico di polpa in più non avrebbe guastato.  – 86

CHÂTEAU RABAUD-PROMIS
31 ettari – 80% semillon, 18% sauvignon, 2% muscadelle
Proprietà della famiglia Déjean, è costituita dalla divisione in due parti (Promis e Sigalas) dell’originario Rabaud.
Carico nel colore e intenso nei profumi di miele e confetture di albicocche accompagnati da lievi accenni fungini; in bocca è pieno, succoso, fresco nel finale con risvolti boisé. Non è proprio finissimo ma ha carattere. – 88

CHÂTEAU de RAYNE-VIGNEAU
79 ettari – 80% semillon, 19,5% sauvignon, 0,5% muscadelle
La proprietà, come in molti altri casi, è passata in varie mani; nel secolo scorso era detenuta dal Visconte di Roton, poi è passata a un negociant bordolese, per finire, dal 2004 al 2015, sotto il controllo del Crédit Agricole. Oggi il proprietario è il Trésor du Patrimoine, ovvero un gruppo finanziario. Il terroir di Rayne Vigneau è considerato tra i più pregiati della denominazione.
Al naso prevalgono sensazioni decise di miele, confetture e frutto un po’ cotto; il sapore è pastoso, denso, con un tocco amarognolo nel finale. Vigoroso ma non elegante.  – 87

CHÂTEAU SIGALAS-RABAUD
14 ettari – 85% semillon, 15% sauvignon
La seconda parte di Rabaud è attualmente una proprietà della famiglia Lambert des Granges. I millesimi più recenti hanno evidenziato una significativa crescita qualitativa.
I profumi hanno un carattere floreale con sfumature minerali (idrocarburi); in bocca è soffice, piacevole, lineare, ben disposto, di medio carattere.  – 87

CHÂTEAU SUAU
8 ettari – semillon, muscadelle
Di proprietà della famiglia Biarnes dai primi anni ‘60, propone da sempre un vino piacevole dal buon rapporto qualità-prezzo.
L’assetto aromatico è scomposto, ancora da registrare, ma in bocca rivela ricchezza e un sapore molto dolce, non statico, con sentori affumicati in chiusura.  – 84

CLOS HAUT-PEYRAGUEY
12 ettari – 95% semillon, 5% sauvignon
Posizionato nel punto più alto delle, dolci, colline di Bommes, produce da anni uno dei Sauternes più fini dell’intera denominazione. Posseduto fino al 2012 dalla famiglia Pauly, fa parte oggi delle numerose proprietà bordolesi di Bernard Magrez.
Agrumato e floreale al naso, è sfumato e complesso nei toni aromatici; in bocca affiora un pizzico di alcol ma anche un’eleganza e una dinamica superiori alla media, con finale lungo di limoni canditi.  – 93

Sauternes e Barsac 2017, prima parte – Aprile 2018

 

Più freschi che concentrati, i Sauternes e i Barsac 2017 appaiono già pronti ed equilibrati, dalla beva ben stimolata dalla viva acidità presente nella maggioranza dei campioni degustati. Vini molto piacevoli ma forse meno complessi, con un potenziale di longevità non enorme da sviluppare. Staremo a vedere, ma per il momento l’impressione è positiva e l’assaggio è risultato più agile e meno impegnativo del consueto. La differenza qualitativa tra un cru e l’altro è probabilmente da ricercare nei diversi tempi di raccolta oltre che nelle potenzialità innate di ogni singolo vigneto.

I vini proposti in assaggio dall’Union des Grands Crus erano esattamente 20, un numero inferiore alla media abituale anche a causa dei problemi di gelo primaverile e, in alcuni casi, di grandine caduta a fine stagione.

 

CHÂTEAU d’ARCHE
32 ettari – 80% semillon, 20% sauvignon – Sauternes
Di proprietà dell’omonima società, è gestito dai coniugi Jérôme e Sabine Cosson che lo hanno rinnovato e riattivato in tempi recenti con risultati incoraggianti.
È ancora leggermente scomposto al naso, molto succoso e ricco di zuccheri sul palato; il finale manca di un guizzo di acidità e tende a creare un effetto leggermente appiccicoso, ma può senz’altro migliorare. – 84

CHÂTEAU BASTOR-LAMONTAGNE
52 ettari – 80% semillon, 20% sauvignon – Sauternes
Proprietà per molti anni del Crédit Foncier, è passato recentemente nelle mani delle famiglie Moulin e Cathiard.
Pulito nei profumi, con note di miele d’acacia, gelsomino, camomilla, ha un ingresso sul palato dalla dolcezza non eccessiva; è agile, fresco, dotato di buona acidità e media concentrazione. Emblematico per l’annata e in linea con lo stile aziendale.  – 86

CHÂTEAU BROUSTET
17 ettari – 70% semillon, 20% sauvignon, 10% muscadelle – Barsac
Il proprietario originale, Broustet appunto, era un fabbricante di botti ma la proprietà si è identificata per molti anni con la famiglia Fournier. Attualmente Broustet appartiene alla società “Vignobles de Terroirs”.
Scarico, molto chiaro, nel colore, è corretto al naso ma in debito di intensità e di carattere; in bocca è semplice, gradevole, acidulo e zuccheroso  nel finale.  – 82

CHÂTEAU COUTET
38,5 ettari – 75% semillon, 23% sauvignon, 2 % muscadelle – Barsac
Dopo Climens è il Barsac di maggiore reputazione. La proprietà è stata detenuta per molto tempo dai Lur Saluces ed è stata acquistata 40 anni fa dalla famiglia di origine alsaziana Baly, che si è avvalsa successivamente della collaborazione tecnica e commerciale della società Baron Philippe de Rothschild.
Molto floreale nei profumi, è fresco, guizzante, di media densità a centro bocca; la dolcezza è misurata e il tatto elegante, bilanciato, molto piacevole.  – 91

CHÂTEAU DOISY DAËNE
17,2 ettari – 87% semillon, 13% sauvignon – Barsac
Proprietà da quasi un secolo della famiglia Dubourdieu, è ora gestita dalla quarta generazione, costituita da Fabrice e Jean-Jacques, figli del compianto  Denis, professore di enologia e consulente di fama mondiale. Anche Doisy Daëne è un eccellente Barsac dallo stile fresco ed elegante più che possente.
Intensi profumi di miele e fiori di campo, seguiti da un sapore ricco, denso, dolce ma non stucchevole, lungo, succoso, ben articolato nel finale.  – 90

CHÂTEAU DOISY-VEDRINES
35 ettari – 80% semillon, 15% sauvignon, 5% muscadelle – Barsac
Proprietà della famiglia Castéja, è un Barsac dallo stile solitamente potente e intenso.
Al momento non è troppo espressivo sul piano aromatico ma è deciso e contrastato all’impatto sul palato, energico, continuo e slanciato nello sviluppo; non mostra una complessità superiore ma è già molto godibile. – 89

CHÂTEAU de FARGUES
20 ettari – 80% semillon, 20% sauvignon – Sauternes
Da oltre 5 secoli è proprietà della famiglia Lur Saluces, i “signori” d’Yquem per intendersi.
Un po’ chiuso e poco espansivo nei profumi, è denso, dolce, con un carattere rôti in rilievo, chiude lunghissimo lasciando presupporre uno sviluppo molto positivo nel tempo.  – 92

CHÂTEAU FILHOT
62 ettari – 64% semillon, 36% sauvignon – Sauternes
Il vigneto è stato creato agli inizi del 1700 dalla famiglia Filhot, poi la proprietà è passata nelle mani dei marchesi di Lur Saluces per finire attualmente sotto il controllo della famiglia de Vaucelles. È il Sauternes con la più alta percentuale di sauvignon nell’uvaggio.
Di colore dorato brillante, presenta profumi intensi di agrumi, miele fiori bianchi, pere candite; in bocca è concentrato, preciso, con una chiusura lunga dai toni rôti. Molto promettente.  – 90

CHÂTEAU GUIRAUD
100 ettari – 65% semillon, 35% sauvignon -Sauternes
Diretto con estrema perizia, sin dagli anni ’80, da Xavier Planty, è passato di proprietà nel 2006 alla società “Château Guiraud” composta da altri tre soci, oltre allo stesso Planty.
Il colore è un giallo maturo e carico; i profumi sono intensi, aperti su note di fiori bianchi, cenni vegetali e miele; in bocca è bilanciato, ben disposto, con un pizzico di rovere sullo sfondo che non limita né il carattere né l’equilibrio. Il finale è piacevolmente sapido anche se con qualche accenno caramelloso di troppo.  – 88

CHÂTEAU LAFAURIE-PEYRAGUEY
36 ettari – 93% semillon, 6% sauvignon, 1% muscadelle – Sauternes
La proprietà attuale è di Silvio Denz, già titolare di alcuni Château a Saint-Emilion (Faugeres, Peby Faugeres e altri), ma in passato è stato uno dei punti di forza del gruppo Cordier. Lafaurie-Peyraguey si sta affermando, anno dopo anno, tra le etichette più affidabili ad alti livelli dell’intera denominazione. E anche la versione 2017 non ha proprio deluso..
Sfumato e complesso al naso con sentori di buccia d’arancia, cera, spezie orientali, pepe bianco; in bocca è ricco, denso, bilanciato, lungo nel finale dagli accenni rôti. Forse non è finissimo al momento, un filo di alcol si avverte in chiusura, ma ha un carattere energico e definito come pochi. – 94

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