Grands Jours de Bourgogne 2018, parte prima – Luglio 2018

 

GRANDS JOURS DE BOURGOGNE 2018

A cura di Claudio Corrieri

 

La 14ma edizione della manifestazione più attesa dagli amanti dei vini di Borgogna, organizzata egregiamente dal Bureau del Grands Jours de Bourgogne, si è svolta dal 12 al 16 marzo di quest’anno. In primo piano, sotto i riflettori di professionisti, critici e appassionati, l’annata 2016, un millesimo per niente facile, dalla produzione ridotta ma dalla qualità finale eccezionale. Più di un’azienda presentava anche l’annata 2015 che ha mostrato caratteristiche interessanti, ma con limiti di maturità fenolica per i vini rossi e di carenza di freschezza e tensione per i vini bianchi, che in molti casi hanno evidenziato toni sin troppo caldi e maturi.

Tornando alla 2016, è bene ricordare che la difficoltà dell’annata è sintetizzabile nella terribile gelata di fine aprile (non è che nel 2017 si sia scherzato..) ma lo sviluppo della stagione ha avuto fortunatamente un andamento ottimale.

Paragonabile o comunque molto vicina al livello delle annate 2010 e 2002, forse i migliori millesimi degli anni 2000, si distingue per la freschezza e la contemporanea maturità del frutto, la dinamica trascinante e la strutture densa e bilanciata.

E’ un’annata sicuramente in grado di crescere in complessità ed eleganza, considerazione valida per i vini rossi come per quelli bianchi (pur se gli chardonnay hanno presentato talvolta minori concentrazioni, mantenendo tuttavia grazia e slancio), tenendo conto anche degli ottimi standard in termini analitici in acidità e polifenoli emersi.

Tutto ciò non eviterà che le esigue quantità e l’aumento vertiginoso dei prezzi, in special modo delle denominazioni più blasonate, limiteranno, e di molto, gli acquisti degli appassionati, messi sempre più a dura prova dalle impennate sistematiche dei costi dell’oggetto della loro passione.

Come accennato, qualche azienda ha proposto anche l’annata 2015, che per quanto riguarda la produzione dei rossi a base pinot nero, a parte qualche elemento di criticità sulla maturità dei tannini, potrebbe comunque configurarsi come una buona annata.

Le produzioni in bianco a base chardonnay hanno subito il calore e la luce dell’annata, con vini poco acidi e registri aromatici burrosi e lattici, tipici delle annate calde in Borgogna, con prevalenza di note esotiche e tropicali, alcune volte stucchevoli, altre volte, per fortuna, contrastate felicemente da freschezza e acidità.

Gli assaggi si sono svolti, come sempre, in più giornate e in collocazioni sempre diverse, tra le quali segnalo (ringraziando per la gentile ospitalità) anche la degustazione organizzata presso l’affascinante Château de Santenay, durante gli stessi giorni del GJdB, da parte di Diva, un network internazionale che mette in contatto i produttori francesi con gli importatori ottimizzando la commercializzazione.

 

 

LE NOTE DI DEGUSTAZIONE

Prima parte

 

MATROT

Produttore classico, ben ispirato, non è sicuramente un fenomeno mediatico ma propone una produzione ottima per continuità e classicismo.

Bourgogne 2016
semplice, ma già esplicitamente seducente al palato con note di mela renetta e sapore pieno e croccante 86-88.

Meursault Blagny 1er cru 2016
senza l’ausilio di legno nuovo e grazie a una “mano” calibrata il vino mostra maggiormente la sua aderenza al territorio di Meursault,  esprimendo pulizia e un finale sapido di buona espansione, 90-92.

Puligny-Montrachet Les Chalumeaux 1er cru 2016
premier cru confinante a nord con Meursault-Blagny, in questa fase è compresso dal rovere anche se sottotraccia la materia che si avverte promette longevità e seduzione, 90-92.

 

FRANÇOIS CARILLON

Bourgogne 2016
colore non molto sostenuto per un vino sottile, semplice, gustoso, 84-86.

Puligny-Montrachet 2016
(non in bottiglia definitiva) è slanciato, dotato di una buona acidità, è giocato più sulle sottigliezze e sulle mezze tinte che sull’impatto estrattivo, 88-90.

Puligny-Montrachet Champs-Gain 1er cru 2016
impatto estremamente minerale e floreale, ha grazia e insieme un’estrazione vigorosa, con finale salino, come si conviene a uno Champs Gain, 91-93.

 

BRUNO COLIN

Uno dei tanti Colin di Chassagne, è venuto alla ribalta negli ultimi dieci anni con uno stile moderno e tecnicamente impeccabile, usando un approccio intelligente, misurato, poco interventista.

Puligny-Montrachet La Truffière 1er cru 2015
emerge il rovere sulle prime, con aspetti balsamici e mentolati da legni nobili, poi esce un frutto maturo, quasi ammaccato, di media tensione e scarsa dinamica propulsiva, 84-86.

Chassagne-Montrachet Blanchot Dessus 1er cru 2014
da un’annata dalla decisa freschezza acida nasce un vino dal rilancio sapido convincente, di sottile forza motrice e dal pregevole garbo espressivo, 89-91.

Chassagne-Montrachet En Remilly 1er cru 2013
composto e dignitoso, ha buoni profumi e un piacevole ingresso sul palato; il finale è di scarsa progressione per un vino comunque assai più che dignitoso, 88-90.

Chassagne-Montrachet Les Chenovottes 1er cru 2012
il legno non lo ha digerito e ormai non lo digerirà più, ha un carattere esotico, seducente negli accenni floreali, appesantito però nei movimenti sul palato dove risulta più grasso che fine, 87-89.

 

BENJAMIN LEROUX

Ex direttore ed enologo del Domaine Comte Armand ha ormai intrapreso una sua propria strada, fatta di acquisti effettuati da conferitori già coadiuvati nei lavori agronomici, e da piccole porzioni di vigneto acquistate nei migliori territori.

Saint-Romain 2016 Sous le Château
nonostante la zona sia reputata minore il risultato è convincente, il vino ha un frutto integro, gustoso e un finale coerente e dritto di media intensità e lunghezza, 87-89.

Chassagne-Montrachet Les Embazées 1er cru 2016
naso composto e nitido, con sentori di fiori di acacia, agrumi e miele, è scorrevole ed equilibrato; nel finale mantiene una buona tensione sapida, 88-90.

Meursault Genevrières Dessus 1er cru 2016
sin troppo maturo al naso, vorrebbe esprimere complessità e armonia ma ha un peso estrattivo penalizzante e un finale che si inchioda sul rovere, 86-88.

Volnay Les Mitans 1er cru 2016
puro e nitido, elegantissimo e sfumato, ha una delicatezza tattile e una florealità sussurrata che ispira una beva voluttuosa e trascinante, 92-94.

Pommard Les Rugiens 1er cru 2016
colpisce per la misura estremamente calibrata nell’estrazione e la precisione del frutto, rotondo e gustoso, rispettoso del carattere del cru; il finale è lungo e potente, con il corredo di tannini dolci, 92-94.

Mazoyères-Chambertin Grand Cru 2016
da un grand cru non sempre amato dai puristi della Borgogna arriva una vera prova d’autore, contenuta in sole 800 bottiglie: il passo è felpato, ai profumi nitidissimi di ribes, viola, tabacco, oltre a note di spezie dolci da legni nobili, fa seguito un sapore voluttuoso, stimolato da un frutto croccante e fresco oltre che da tannini setosi; il finale è lunghissimo con ritorni sapidi e floreali. Strepitoso, 95-97.

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