La retroetichetta del Titolo 2018 di Elena Fucci recita testualmente così:
L’annata 2018 nel vigneto Titolo in agro di Barile, si può iscrivere tra le annate migliori di sempre…
E dopo un solo rigo occorre intervenire immediatamente per correggere questa affermazione: il Titolo 2018 non è uno dei migliori ma il migliore di sempre.
Se poi continuiamo a scorrere la retroetichetta, leggiamo che la vendemmia è iniziata, a conclusione di una lenta maturazione, il 24 di ottobre, l’altitudine è di 600 metri, il suolo è vulcanico, le vigne hanno un’età compresa tra i 50 e i 70 anni. Se a questi dati aggiungiamo la mano ispirata del produttore e del suo staff, pronti a mettere in discussione e registrare al meglio la fase di affinamento in “legno” del Titolo (oltre che a sperimentare con l’annata 2017 l’utilizzo dell’anfora), possiamo forse sorprenderci se questo è stato l’assaggio più scoppiettante ed emozionante dell’anno?
È stata necessaria una seconda bottiglia per togliere la maschera al Titolo 2017 e svelarne più compiutamente la personalità e l’effettivo valore. Il primo campione, aperto due o tre mesi fa, aveva infatti lasciato le cose in sospeso, mostrando una cupezza insolita nei profumi e un tannino tenacemente avvinghiato alle gengive. Ma il finale, tonificato da una rinfrescante vena balsamica, induceva ad essere cauti nell’attribuire le incertezze sopra descritte a motivi diversi rispetto ad una naturalissima fase di chiusura nello sviluppo del vino.
In ogni caso ho preferito attendere un po’ prima di provare una nuova bottiglia; il riscontro è stato stavolta esplicito e il Titolo 2017 ha rivelato una ricca articolazione aromatica (prugne, menta, torba, cenere di camino) combinata con una struttura maestosa, dalla trama densa e avvolgente e dal fondo austero eppure estremamente elegante.
Ancora giovanissimo, si colloca di diritto tra i migliori assaggi dell’anno.
Spesso le divergenze che emergono tra gli addetti al settore e tra gli appassionati nell’apprezzamento di un vino sono correlate alle singole preferenze stilistiche: chi ama i vini più potenti e concentrati, chi preferisce, al contrario, l’agilità e la bevibilità, chi privilegia la tipicità classica anche se un po’ ruvida e disadorna e chi è più ben disposto verso vini dai toni morbidi e densi. Insomma, potrei continuare all’infinito con esempi contrapposti ma, alla resa dei conti, ognuno finisce con il difendere, anche strenuamente, le proprie scelte. Almeno fino al prossimo cambio di tendenza modaiola…
Fortunatamente, ma assai raramente, esistono anche vini che mettono tutti d’accordo in virtù della loro armonia e completezza. Uno di questi è emerso negli assaggi più recenti che ho effettuato ed è un vino appartenente ad una delle tipologie più classiche e “gloriose” dell’enologia italiana: l’Aglianico del Vulture.
Lo produce una delle firme più affidabili del contesto lucano, Elena Fucci, e le note che seguono sono, probabilmente, più esplicite di qualsiasi svolazzo dialettico.
Aglianico del Vulture DOC Titolo 2016
L’assaggio è stato effettuato, insieme a Claudio Corrieri, in un singolare e serrato confronto con l’annata 2015 dello stesso vino che, lo scorso anno, descrivevo così: “di colore scuro ma brillante, profondo al naso con note di cassis, prugne, viole e cenere; l’attacco sul palato è insieme denso e fresco, il tannino è fitto e morbido, associa mirabilmente il carattere con la finezza – chiude lunghissimo e articolato nello stuzzicante confronto tra frutto e mineralità – vino di alta levatura, dal grande potenziale di longevità”.
Oggi non posso che confermare tali caratteri anche se il vino appare in un momento di chiusura e prevale maggiormente il segno della potenza che non quello della finezza. Soprattutto se rapportato direttamente all’annata 2016 che appare altrettanto compatta ma già in grado di esprimersi con una dinamica e una freschezza ammirevoli; il fronte aromatico è definito su un’alternanza fra i tratti fruttati e quelli minerali tipici del territorio – grafite, cenere – e il sapore vero e proprio fa perno su tannini fini e un tatto decisamente elegante, soffice, capace di esplorare con successo la profondità. La chiusura è molto lunga e rinfrescata dall’acidità oltre che rinvigorita da una succosa sapidità. Un vino semplicemente splendido, che concilia, appunto, il moderno con il classico e il voto che gli assegno risente della personale preferenza che attribuisco alla freschezza, all’eleganza, all’armonia complessiva: 97 centesimi ci stanno proprio tutti.
di colore scuro ma brillante, profondo al naso con note di cassis, prugne, viole e cenere; l’attacco sul palato è insieme denso e fresco, il tannino è fitto e morbido, associa mirabilmente il carattere con la finezza – chiude lunghissimo e articolato nello stuzzicante confronto tra frutto e mineralità – vino di alta levatura, dal grande potenziale di longevità
96
Eloro Nero d’Avola DOC
Sergio
2011
BARONE SERGIO
frutto molto intenso dai toni leggermente surmaturi, sapore molto morbido senza essere caloroso e finale persistente di sufficiente freschezza
86
Montefalco Rosso DOC
Bocale
2015
BOCALE
fruttato, diretto, pulito, semplice ma intenso e piacevole, con tannini dosati con misura
85
Montepulciano d’Abruzzo DOC
…Bella Addormentata
2012
GIOIA DEL SOLE
ricco, pieno, molto strutturato con qualche eccesso di rovere e conseguenti connotazioni di cipria e vaniglia nel finale – con la permanenza in bottiglia dovrebbe trovare un assetto più bilanciato ma è comunque già valido
85
Montepulciano d’Abruzzo DOC
Le Vigne di Faraone
2013
FARAONE
tipicamente distinto da note di menta e anice, possiede un tannino ancora mordente ma ha carattere e freschezza di fondo
86
Montepulciano d’Abruzzo DOC
Riserva Gioia del Sole
2012
GIOIA DEL SOLE
ordinato, disciplinato, ben fatto, denso nel corredo tannico, persistente nel finale dal singolare carattere affumicato
88
Montepulciano d’Abruzzo DOC
Santa Maria dell’Arco
2008
FARAONE
ematico e molto balsamico nei profumi, possiede carattere forte e una tessitura densa e morbida, stimolata dalla fresca acidità – il finale è lungo e incisivo
90
Primitivo di Manduria DOC
Riserva Dionysos
2012
MASSERIA SURANI
intenso, caratteristico, con note di fichi e carrube, molto denso sul palato, succoso e ben disposto, ha carattere terroso e chiusura coerente, priva di pesantezze
89
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The Great Wines of Tuscany
The Great Wines of Tuscany – Giunti – 2017
L’immagine riproduce la copertina della versione inglese del mio libro I Grandi Vini di Toscana, uscito il 23 novembre 2016 nelle principali librerie italiane.
Il libro ripercorre, attraverso la descrizione di 69 vini selezionati e particolarmente rappresentativi, un periodo cruciale dell’evoluzione del vino toscano. Su ogni vino sono riportate le informazioni tecniche relative ai metodi di produzione, le note storiche, gli aneddoti, completando il tutto con una degustazione verticale di ogni vino scelto.
Dall’introduzione:
Da tempo meditavo di dare forma e sostanza alla raccolta di oltre venti anni di appunti, di visite, incontri, suggestioni e, soprattutto, degustazioni. Centinaia e centinaia di bottiglie aperte e provate, ma anche assaggi dalla botte, lo stesso vino degustato appena nato e poi testato più volte nel corso degli anni. Insomma. alla fine mi sono accorto di poter raccontare storie all’infinito. E avrei desiderato farlo con un editore toscano, perché un libro sui vini toscani prodotto “in casa” avrebbe avuto un significato tutto particolare. È fortunatamente capitata l’occasione di proporre l’idea a Giunti che ha manifestato immediatamente grande interesse e molta disponibilità per l’argomento. Ne abbiamo parlato, poi abbiamo rimandato l’inizio del progetto, perché un editore di cose da fare ne ha tante, e anch’io avevo le mie. Il progetto originale si è piano piano delineato con maggiore chiarezza a entrambi e alla fine abbiamo, come si dice, messo nero su bianco e l’avventura di questa pubblicazione è partita.
E qui devo premettere che un libro come questo non è un libro qualsiasi, dove si raccolgono le idee, si dà loro un ordine e si inizia a scrivere. Avrei anche potuto fare così, in fondo ho molti assaggi archiviati nel corso degli anni, bastava metterli insieme e il gioco era fatto. In realtà, avendo a che fare con una materia “viva” come il vino poteva essere sicuramente interessante proporre le impressioni che mi aveva fatto quella determinata etichetta dieci anni fa, ma sarebbe stata soltanto una somma di annate diverse, non una verticale vera e propria. Dopo tante degustazioni “orizzontali” (più vini della stessa tipologia e annata) che mostrano solo una faccia della luna, l’assaggio “verticale” permette di esplorare il carattere e il valore di un vino sotto una prospettiva del tutto diversa dal solito. E ne restituisce un’immagine più completa e profonda che va oltre il semplice piacere di una bottiglia…
Come ho scelto i vini? Chiaramente gran parte della selezione effettuata riflette semplicemente il mio gusto, è ovvio che molti dei vini presenti siano tra i miei preferiti sulla base degli assaggi effettuati in tanti anni di attività.
Nella scelta ho tenuto conto non solo delle mie preferenze personali, ma anche della rappresentatività delle varie zone e tipologie, e della presenza di originalità degne di nota. Ho completato l’elenco con vini che, anche se non proprio in cima ai miei desideri, hanno fatto parlare di sé in questi ultimi anni, raggiungendo un’alta reputazione sul piano nazionale e internazionale e che ho ritenuto interessante comprenderli in un’indagine qualitativa che poteva riservare (e riservarmi) qualche sorpresa.
Non ricordo quando ho assaggiato il mio primo vino, ma ricordo bene da quando questa passione si è trasformata in lavoro; e posso dire che ormai sono più di venti anni che, prima come collaboratore, poi come diretto responsabile, ho frequentato varie pubblicazioni specializzate del settore. Quanti vini sconosciuti e oggi apprezzati da tutti ho segnalato in questi anni? Ho perso il conto, ma confesso che ancora oggi continuo ad assaggiare con la stessa passione e voglia di ricerca di allora. Ed è questo che voglio fare, non faccio il filosofo, mi limito semplicemente a dire quanto e perché un vino mi piace. Ma lo faccio rivendicando un’autonomia e un’indipendenza di giudizio che oggi mi sembra merce assai rara. Per questo motivo credo ci sia lo spazio per proporre un sito imperniato seriamente e quasi esclusivamente sulle note di assaggio. Ernesto Gentili Per contattarmi: info@ernestogentili.it
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Dopo le prime collaborazioni con Slow Food Editore per le pubblicazioni Guida al Vino Quotidiano e Guida ai Vini del Mondo, ha iniziato nel 1994 a occuparsi della Guida Vini d’Italia di Gambero Rosso-Slow Food, assumendo dopo pochi anni il ruolo di responsabile della Toscana; e successivamente anche di curatore per due edizioni dell’Almanacco del Berebene. Dal marzo 2003 è passato al ruolo di curatore, insieme a Fabio Rizzari, della Guida I Vini d’Italia del gruppo editoriale L’Espresso, seguendo tutte le edizioni successivamente realizzate, dalla 2004 fino alla più recente 2016. È stato membro permanente del Grand Jury Européen, ha al suo attivo anche varie collaborazioni con testate straniere, come la Revue du Vin de France, Decanter e la giapponese Wine Kingdom, oltre che con altre pubblicazioni specializzate italiane. Nel novembre 2016 è uscito in libreria il suo libro I Grandi Vini di Toscana (The Great Wines of Tuscany nell’edizione inglese), edito da Giunti.
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PREMI E RICONOSCIMENTI – Premio Casato Cinelli Colombini 2001 per Miglior articolo su Montalcino (per Slow Food Editore). – Premio Grandi Cru d’Italia 2008 come “miglior giornalista del vino”. – Segnalato dalla rivista inglese Decanter (gennaio 2010) tra i 10 personaggi più influenti del vino italiano. – Premio Lamole 2012: cittadinanza onoraria di Lamole. – Premio Casato Cinelli Colombini 2013 per Miglior articolo su Montalcino (per L’espresso Editore).
Dopo aver maturato un adeguato bagaglio di esperienza lavorando per ristoranti e alberghi in Italia e Svizzera, Claudio Corrieri decide, nel 1994, di aprire Lo Scoglietto sul lungomare di Rosignano Solvay (LI).
Diplomato Sommelier nel 1996, coltiva la passione per il vino cercando di approfondire la sua voglia di conoscenza, attraverso letture, viaggi, frequentazione di corsi di aggiornamento e, soprattutto, stappando tante bottiglie.
Gestisce, nel frattempo, un altro locale, InVernice, che diventa nel giro di pochi anni il punto di riferimento per gli appassionati di vino dell’area livornese.
Nel 2010 inizia a collaborare con la prima edizione di Slowine e dall’anno successivo entra a far parte del team della Guida Vini dell’Espresso, curata da Ernesto Gentili e Fabio Rizzari, fino al cambio di direzione, avvenuto un paio di anni fa.
Nello stesso periodo inizia il suo rapporto con il web, scrivendo articoli su vini del Rodano e della Borgogna per il sito diretto dall’amico Fernando Pardini (www.acquabuona.it) e continuando, nell’attualità, a mantenere una stretta collaborazione con Ernesto Gentili su queste pagine.
Da pochi anni si occupa, insieme all’amico (nonché valente degustatore) Daniele Bartolozzi, di importazione diretta di Champagne attraverso un’accurata selezione di piccoli produttori (www.lebollicine.eu).