Febbraio 2017 – Le solite annate

 

Al centro della discussione dell’ormai storica manifestazione del Benvenuto Brunello si pone ogni anno il valore del millesimo in uscita sul mercato. Stavolta era il turno del 2012 sul quale, come sempre, si sono sprecati fiumi di commenti, alcuni dei quali velatamente critici, altri apertamente trionfalistici. Di quest’ultimi non c’è, in verità, da meravigliarsi visto che ormai oggi una bella fetta di coloro che scrivono di vino, sia sulla carta sia sulla rete, punta più sui titoli a effetto che sugli approfondimenti tematici.

Da parte mia credo sia opportuno ricordare i tratti salienti e caratterizzanti, in gran parte della Toscana, di due millesimi vicini e simili come 2011 e 2012, prima di entrare nel dettaglio degli assaggi effettuati.

2011: fino a ferragosto è stata un’annata equilibratissima nel rapporto calore/freschezza (luminosità/piovosità), poi le temperature si sono impennate brutalmente e per un paio di settimane abbondanti sono salite intorno ai 40 gradi; la parte finale della stagione – settembre, ottobre – è tornata a essere di nuovo bilanciata. Le conseguenze sono state immaginabili: i vitigni precoci (vedi merlot), le aree più esposte al calore, i vigneti con una gestione della chioma poco protettiva hanno subito una cottura degli acini, con effetti “marmellata” e pre-ossidazioni nei vini. Al contrario, nelle situazioni (altitudine, esposizione, tipo di vitigno coltivato…) più fresche e tardive (piuttosto rare per la verità) si è verificata solo un’accelerazione della maturazione, con i presupposti per raggiungere un’ottima e convergente maturità sia zuccherina che fenolica.

2012: è stata un’annata calda che non ha però raggiunto i picchi di temperature della 2011. Il punto critico va individuato nella scarsa piovosità delle stagioni invernali e primaverili e, soprattutto, della totale assenza di pioggia nei mesi di luglio e agosto. In questo caso sono entrate relativamente in gioco la precocità dei vitigni o l’altitudine dei vigneti, ma sono state la freschezza e la giacitura dei terreni a determinare una corretta ed equilibrata maturazione, fisiologica e fenolica, delle uve. Molti vini del 2012 in tutta la regione presentano eccessi alcolici e zuccherini, con tannini che, al contrario, hanno sofferto le condizioni di aridità e non hanno conseguentemente raggiunto la maturità auspicata. Non c’è quindi da stupirsi se quest’annata presenti, anche a Montalcino, vini dalla struttura assai ricca, con gradi alcolici imponenti, ma non proprio finissima: nessun senso di cottura, come nel 2011, ma i tannini verdi e crudi sono una caratteristica ricorrente e il vero punto debole di molti (certamente non tutti) Brunello 2012.

Poi, come diceva qualcuno, tutto è relativo e per gli appassionati del Brunello potrà essere consolante sapere che i migliori vini del 2012 in Toscana sono concentrati in larga parte proprio a Montalcino.

Restando sul piano delle previsioni, credo che di più e di meglio ci sarà da attendersi dai vini ancora in affinamento, a partire dalla prossima, potenzialmente assai pregevole, annata 2013.

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