Una nota dissonante – Febbraio 2018

 

Le Anteprime Toscane costituiscono ormai da tempo l’evento pubblico, non fieristico, più completo ed esauriente per gli appassionati e gli operatori di settore. Svariate centinaia di aziende partecipano ai numerosi appuntamenti in programma, organizzati puntualmente, con notevole dispendio di risorse ed energie. In questo quadro estremamente positivo c’è tuttavia qualche nota dissonante.

Non sono mai intervenuto direttamente sull’argomento ma debbo dire che, ormai da anni, capita di assistere a pratiche discutibili che mi sembra il caso di mettere in risalto.

Cerco di essere più esplicito. In tutti i territori vinicoli coinvolti, dove più (Montalcino) dove meno (San Gimignano), ci sono produttori che non partecipano alla manifestazione. Sicuramente avranno i loro buoni motivi e non sto qui a metterli in discussione, però se io fossi un produttore “dissidente”, nel periodo delle Anteprime chiuderei l’azienda e me ne andrei a giro per il mondo, magari in vacanza. Invece no, si dissente, ma nello stesso tempo si accolgono in azienda operatori commerciali e della comunicazione, spesati dai vari consorzi o, comunque, dalla comunità. Mi sembra che qualcosa non torni, o sbaglio?

E una mano la potremmo anche dare noi – giornalisti, blogger o comunicatori vari – ricordandoci di essere ospitati da un consorzio per partecipare agli eventi organizzati e non per andare a giro per proprio conto, magari per questuare un bicchiere di vino dai produttori “ribelli”. Capisco che si finisce per essere coinvolti e che in fondo si cerca di dare un’informazione più completa ai propri lettori, ma un po’ di coerenza e anche un po’ di dignità in più non guasterebbero.

4 risposte a “Una nota dissonante – Febbraio 2018”

  1. Caro Ernesto,
    condivido tutto e hai certamente ragione.
    Il problema è complesso ed abbraccia tutti i partecipanti (anzi, i presenti, come giustamente sottolinei) alle anteprime: non solo i produttori, infatti, pure i giornalisti, per non dire i blogger, i commerciali camuffati da giornalisti, gli enologi camuffati da blogger, i pubblicitari camuffati da reporter, imbucati d’ogni genere che gonfiano il numero dei presenti (e pertanto il presunto successo) degli eventi, etc, per finire con quelli che vengono proprio per, o solo per, incontrare chi non partecipa alle anteprime. Un danno collettivo perchè ricade su tutti, organizzatori e pure noi ospiti, che dedichiamo giornate a rassegne talvolta “dimezzate” e ci troviamo spesso, cercando di assaggiare e intervistare il più possibile, nell’alternativa tra “tradire” chi ci ospita e rinunciare l’opportunità di visitare produttori magari “dissidenti”, ma che non incontriamo da tempo.
    Discorso che forse vale meno un po’ meno per me o per te, che viviamo in Toscana, ma che per chi vive fuori regione o all’estero può essere pressante.
    Quindi sposo il tuo appello: più dignità, coerenza e selettività da parte di tutti.
    Ecco: secondo me selezionare porterebbe già da subito forti miglioramenti.

    1. Bene Stefano, mi pare che siamo d’accordo, però per me non ci sono mezze misure. È una cosa sbagliata, punto. Il collega straniero o fuori regione che vuole cogliere l’opportunità (di avere alloggio e magari viaggio pagati) per visitare il produttore dissidente non è giustificato. Se vuole, allunga il periodo delle visite o torna quando gli pare. Ma non a carico degli altri.

  2. Hai ragione, hai totalmente ragione. E sapessi la rabbia che da l’aver fatto tanto per far funzionare tutto al meglio, e poi trovare i soliti furbi che senza pudore invitano a casa loro i giornalisti portati qui con i soldi di tutti noi. È una indecenza. Sono sempre i soliti, ogni anno parliamo con loro e alcuni promettono che l’anno prossimo non lo faranno, mentre altri manco si degnano di rispondere. Il successo ha generato mostri.

  3. Gentile ErGentili, condivido non solo il testo di questo post, ma ancora di più la risposta al commento di Stefano Tesi. Una volta tanto è il principio che è importante, più delle singole persone. Certamente chi organizza dovrebbe restringere le maglie della selezione degli ospiti, questo già avviene di più rispetto al passato, però si tratta del modo di porsi come professionista, anche a rischio di rinunciare ad assaggi “memorabili”. Poiché non è ipotizzabile che un produttore di Montalcino, Chianti, San Gimignano, ecc. se ne vada in vacanza, per rendere la propria dissidenza seria, possiamo solo auspicare che gli ospiti invitati dai consorzi a spese della comunità, mostrino un atteggiamento più coerente.

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