Barolo Ravera di Giovanni ABRIGO in verticale

La piccola verticale del Barolo Ravera di Giovanni Abrigo non credo proprio che possa essere presa a riferimento sul valore specifico delle 4 annate esaminate, in quanto i riscontri ricevuti dalla degustazione sono stati decisamente poco allineati con la reputazione largamente condivisa dei millesimi proposti nell’occasione.
Per farla corta, sulla carta la gerarchia qualitativa avrebbe dovuto seguire questo ordine: 2016, 2013 e poi, con un certo stacco, 2017, 2014. Poteva essere messo in preventivo un 2013 migliore del ’16 o un ’14 più convincente del ’17 ma non mi sarei aspettato di preferire proprio quest’ultima annata per procedere poi a ritroso fino alla prima (2013).
Un risultato inatteso che può suggerire varie chiavi di lettura. Escludo subito la conclusione più elementare, ovvero che il Ravera di Giovanni Abrigo sia migliore da giovane, anzi da giovanissimo, semplicemente perché nessuno dei vini provati mostrava segni di evoluzione precoce e poi, insomma, non scherziamo, un Barolo 2013 è un vino ancora ai suoi primi passi. Per cui non resta che ipotizzare un risultato collegato all’evoluzione delle vigne e, soprattutto, alla crescita interpretativa del produttore.
E, vedendo il bicchiere mezzo pieno, è quest’ultima la soluzione che preferisco.

Seguono, per gli abbonati, le note di degustazione.

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