Benvenuto Brunello, parte seconda: la Riserva 2016 e non solo.

Inevitabilmente si tende a pensare che il Brunello Riserva costituisca il vertice qualitativo della produzione di ogni azienda di Montalcino ma in realtà solo una parte dei Brunello Riserva risultano davvero superiori ai Brunello della stessa annata. I motivi sono molteplici: in alcuni casi si tratta della stessa massa lasciata ad affinare un anno supplementare in botte e non è detto che – a seconda delle caratteristiche dell’annata – quel periodo supplementare possa essere stato davvero utile; in altri può capitare che “si chieda troppo” a una Riserva e quindi, oltre all’affinamento più lungo, si tenda a sovrastrutturare il vino finendo per alterarne l’originale equilibrio. In altri casi ancora il Brunello Riserva viene prodotto solo perché lo richiede il mercato, a prescindere dalle caratteristiche del millesimo.
Ad ogni modo, tanto per non creare equivoci, è bene sottolineare che la 2016 si conferma come una delle poche annate che giustificano pienamente l’utilizzo della tipologia “Riserva” per il Brunello di Montalcino e, anche se la presenza di vini di livello davvero alto non è poi così frequente, il fatto di averne rintracciati alcuni evidenzia comunque un potenziale elevato che potrà svilupparsi adeguatamente nei mesi a venire.

La degustazione è stata effettuata da Claudio Corrieri con un mio parziale supporto. Le Riserve 2016 selezionate e recensite sono 31. Ad esse vanno aggiunte 3 selezioni sempre del 2016 oltre a una Riserva 2015 (lo splendido Poggio al Vento di Col d’Orcia) e a una 2012 (l’eccellente Diecianni de Le Chiuse).

Seguono, per gli abbonati, le note di degustazione.

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