Château Latour, la colombaia e altre curiosità

Confesso di essere stato convinto per anni che quella cupola che si vede in mezzo ai vigneti di Château Latour fosse proprio “La Torre” che dà il nome alla tenuta; ho scoperto successivamente che la vecchia torre e la relativa fortificazione sono state distrutte dai francesi alla fine della guerra dei cent’anni – si parla di più di cinque secoli fa – e la costruzione che vediamo oggi è solo una colombaia. Certamente una delle colombaie più maestose che conosca mentre in effetti, a pensarci bene, una torre tondeggiante e non molto alta è piuttosto anomala e, in quanto a torri, si può trovare qualcosa di più significativo senza doversi spostare troppo.
Però la colombaia, costruita agli inizi del 1600, è un po’ il simbolo di Latour, visto anche che lo Château, quasi nascosto dalla vegetazione, non è dei più vistosi del Médoc e la struttura aziendale, cantine e locali di accoglienza e degustazione sono assolutamente confortevoli e ben configurati ma anch’essi sono improntati alla sobrietà, all’efficienza e non sembra vogliano dare troppo nell’occhio con effetti scenici inadeguati allo stile rigoroso della maison.

Ma insomma, colombaia o torre, si tratta di una delle proprietà più antiche del Médoc tanto è vero che anche nel sito aziendale viene riportata la data del 1331 come “inizio attività” e i passaggi di mano di Latour costituiscono una vera ragnatela tanto sono numerosi gli intrecci che si sono susseguiti fino ai giorni nostri. Piuttosto curioso è invece il fatto che Latour abbia fatto parte per lungo tempo dei possedimenti della famiglia Segur – una delle più note e potenti di Bordeaux – unitamente a Château Lafite fino a tutto il 1700.
Dal 1993 fa parte del ricco portafoglio di attività di Francois Pinault, titolare del potente gruppo Kering che raggruppa una serie di marchi di larga fama della moda e del lusso .

In passato, un appuntamento a Latour richiedeva pazienza, volontà ferrea, estrema precisione nel rispettare gli orari stabiliti, oltre a una serie di referenze autorevoli. La contemporanea presenza di questi attributi e un tocco di fortuna consentiva, spesso ma non sempre, di riuscire a varcare, con un filo di apprensione, le soglie della proprietà. Non è che oggi si entra nello Château fischiettando: chi sei, cosa hai fatto, cosa fai e perché vuoi visitare Latour lo chiedono eccome, ma debbo dire che stavolta quell’aria un po’ rigida e militaresca che si respirava entrando nella sala degustazione si è disciolta e, forse per merito del contagioso entusiasmo della responsabile tecnica (Hélène Genin), il confronto sulla nuova annata è stato occasione di una piacevole e animata discussione sulle variazioni climatiche e soprattutto sulla scelta di abbracciare per oltre la metà del corpo vigneti (90 ettari circa), proprio nel nucleo storico de L’Enclos (dove resistono ceppi di vite con oltre un secolo di vita), le linee della biodinamica.
Per quanto riguarda l’assaggio del 2021 rimando i più esigenti alle note pubblicate di recente, tenendo presente che, fra i grandi rossi di Bordeaux, Latour si fa forte della sua storia secolare e teme meno di tutti il passare del tempo

 

Commenta

© 2016 ErGentili - build proudly by Stuwebmakers and Wordpress
contact: info@ernestogentili.
Privacy Policy