Rosso di Montalcino 2020, una débâcle non annunciata

Dall’assaggio di una tipologia più semplice talvolta si possono avere indicazioni su quella che sarà la riuscita futura dei vini più importanti della stessa area. Solo talvolta, ribadisco, perché voglio sperare che la qualità dei Brunello di Montalcino 2020 abbia scarse connessioni con quella esibita nei miei recenti assaggi dei Rosso di Montalcino.
42 i vini provati, con risultati quasi imbarazzanti per una tipologia che, apparentemente, è in cerca di rilancio e valorizzazione. Certamente può capitare un’annata poco riuscita anche se l’attribuzione di 5 stelle su 5 al Brunello 2020 non lo farebbe pensare, ma l’eccesso di alcol, la carenza di frutto e di freschezza, associate a tannini crudi e immaturi, sono caratteri rilevati diffusamente su buona parte dei campioni assaggiati, lasciando l’impressione che abbia prevalso la scelta di imbottigliare partite di vino che avrebbero meritato di essere scartate.
Nello stesso tempo, l’assaggio di una dozzina di Rossi 2019, altra annata universalmente considerata ottima, pur offrendo qualche etichetta degna di sicura attenzione, ha messo in mostra una serie di vini dai toni piuttosto evoluti e quindi non ha offerto motivi validi per addebitare la défaillance della tipologia solo ai limiti emersi con la 2020.
Nasce così il dubbio che a Montalcino, come purtroppo in altre zone di alta reputazione, si faccia più affidamento al vento favorevole che soffia sul mercato, mantenendoselo con qualche operazione di marketing di facciata, che non puntando in concreto a individuare e risolvere gli evidenti problemi di vigna e cantina. 

Seguono, per gli abbonati, le note di degustazione.

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