INCONTRI RAVVICINATI: CAIAROSSA

Doverosa premessa: in questi “incontri” non racconterò vita, storia e miracoli del tema in oggetto, sia esso una singola azienda o un singolo vino; mi limiterò a sottolineare gli aspetti salienti emersi nell’occasione. Non assegnerò neanche punteggi ai vini in quanto il punteggio al vino ha senso solo in un contesto di comparazione allargato e preferibilmente alla cieca.
Il primo incontro, come le menti più acute avranno intuito, è dedicato a Caiarossa. Dato che le notizie sull’azienda sono facilmente ricavabili cliccando sul suo nome collegato al sito web io non sto a riportarle di nuovo. Mi limito solo a ricordare che cantina e vigneti, interamente condotti in “biodinamica”, sono situati a Riparbella, sulla costa toscana. Le vigne sono state progettate e impiantate in due momenti distinti: il nucleo originario è intorno alla cantina, quello successivo si trova in località Nocolino, tra Riparbella e Castellina Marittima.

Ho sempre seguito con attenzione e curiosità i vini di Caiarossa sin dai loro esordi, apprezzandone le naturali doti di personalità che hanno costantemente mostrato di possedere anche a scapito di qualche “incertezza” olfattiva; non capitavo però in azienda da qualche anno ed ho trovato uno staff tecnico giovane e assai determinato sugli obiettivi immediati da raggiungere per salire di livello, ovvero maggiore equilibrio d’insieme e nitidezza espressiva, puntando ad affrancarsi per quanto possibile da ingerenze alcoliche e tanniche indesiderate.  

Operazione non facile a realizzarsi, viste le caratteristiche di un territorio dove è più facile e naturale “esagerare” che contenersi, ma perseguita con tenacia, curando nei dettagli ogni particolare. Debbo dire che in poche aziende si avverte così nettamente l’attenzione scrupolosa assegnata al lavoro di vigna; la gestione della cantina, che non è certamente meno importante e curata, è indirizzata a valorizzare al massimo la materia prima e non a “sistemarne” magagne e difetti. Significativa è, ad esempio, la scelta di decidere – alla bordolese – il taglio definitivo del primo vino, il Caiarossa, all’inizio e non alla fine dell’affinamento, permettendogli così di evolvere in modo omogeneo. Come pure la selezione del rovere, le percentuali ridotte di legno nuovo, l’uso di cemento e botti grandi in funzione delle varie tipologie prodotte, vanno nella direzione di trovare la misura giusta con vini più pronti, freschi e bevibili da subito senza rinunciare al loro potenziale di longevità e carattere.

I dettagli dei vari assaggi sono, come sempre, disponibili qui in zona abbonati.

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