CORTONA e il SYRAH di Fabrizio Dionisio

Conta più l’ambiente inteso come clima, terreni, esposizione e così via o la conoscenza, l’esperienza, il savoir fair, insomma la mano dell’uomo nel successo di un vino, inteso anche e soprattutto come intera tipologia? È una domanda che non ha mai avuto una risposta definitiva e univoca.

Salomonicamente si potrebbe affermare che è dalla combinazione di entrambi i fattori che nascono i grandi vini e, conseguentemente, la fama dei grandi territori da vino. Non a caso, i nostri amati cugini transalpini hanno sempre sottolineato che il termine terroir non significa semplicisticamente “terreno o ambiente” ma comprende, anzi ritiene imprescindibile, l’elemento umano. In sostanza i vini di Borgogna non sarebbero così senza i vignaioli borgognoni e la loro secolare esperienza che, d’altro canto, quando è stata esportata fuori dalla Côte d’Or non ha dato gli stessi risultati, giusto per rimarcare il peso dell’ambiente originario.

Il confine che stabilisce i meriti è quindi molto labile e suscettibile di continue variazioni ma nel caso del Syrah di Cortona darei al momento un bel punto di vantaggio se non proprio all’esperienza quanto meno alla perseveranza umana. Tanto è vero che dai primi passi mossi dai D’Alessandro siamo oggi arrivati a figure emblematiche per la tipologia come Stefano Amerighi anche in virtù della continuità operativa e della passione di vignaioli del valore di Fabrizio Dionisio che, se vogliamo, è ed è stato l’anello di congiunzione tra il periodo pionieristico e i successi attuali del Syrah cortonese.

Per continuare la lettura e leggere le ultime recensioni dedicate proprio ai Syrah di Dionisio, dall’eccellente Cuculaia 2015, a Il Castagno 2016 e 2017, al Castagnino 2019, senza dimenticare l’azzeccata versione rosata (Rosa del Castagno) del vitigno rodaniano, è sufficiente essere abbonati.

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