AGGIORNAMENTI: LA TENUTA DI GHIZZANO

L’incontro con i vini della Tenuta di Ghizzano, anche se svoltosi in un contesto conviviale e non proprio tecnico, mi ha rafforzato le impressioni pubblicate giusto un anno fa sulla bontà della svolta interpretativa operata da Ginevra Venerosi Pesciolini. Forse il termine svolta è un po’ eccessivo in quanto il percorso per arrivare alla visione attuale è stato graduale, ragionato e fatto di continui confronti, ma l’idea di vino proposta nei primi anni duemila si può ben dire che oggi ha compiuto, se non un ribaltamento, sicuramente un’evoluzione decisiva.
 Nell’occasione mancavano ovviamente le condizioni per stilare note e relativi punteggi ma a distanza di qualche mese mi resta forte il ricordo di un Nambrot 2018 (Terre di Pisa Doc) davvero elegante, raffinato e profondo, sicuramente tra le migliori versioni di sempre (se non La Migliore). Ma non posso tralasciare i vini – rosso e bianco, 2019 e 2020 – della linea Mimesi: il primo è un Sangiovese in purezza che concilia felicemente – cosa rara – carattere ed equilibrio e fa assumere al vitigno contorni sempre più definiti e personali; il secondo – il Mimesi Bianco – è fresco, profumato, piacevolissimo, una sorpresa assoluta considerando che a Ghizzano in un tempo neanche lontano i vini bianchi non avevano neppure “diritto di cittadinanza”…

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