TENUTA DI GHIZZANO

Non è per niente facile mantenere un profilo stilistico costante e riconoscibile quando le annate tendono sistematicamente a estremizzare: da calde e aride a verdi e immature. Ma il perseguimento di uno stile è uno degli obiettivi, o forse l’obiettivo, di Ginevra Venerosi Pesciolini nella Tenuta di Ghizzano, proprietà secolare della famiglia, nell’incastro dai contorni morbidi e quasi nascosti delle colline pisane; e non può, evidentemente, essere disatteso.
Prendiamo ad esempio due annate quasi contrapposte tra loro: la 2017 e la 2018. La prima perfettamente corrispondente al modello “caldo-arido” sopra citato, la seconda non proprio “verde e immatura” ma sicuramente più fresca e diluita. Nel primo caso emerge un Nambrot, merlot in prevalenza, come portatore di una freschezza inattesa, nel secondo un più semplice Il Ghizzano (di cui ho già trattato qui), dalle rotondità non meno sorprendenti. Entrambi i vini convergono, con tutte le loro diversità, nel cercare una forma di equilibrio e, possibilmente, di eleganza: due caratteri che del resto costituiscono da sempre le fondamenta del Veneroso, capostipite dei vini aziendali.

Seguono, per gli abbonati, le note di degustazione.

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