Occhio a quel Rosso!

 

OCCHIO A QUEL ROSSO!
E anche a Kafka

Nel dubbio sono andato a controllare il calendario. Si, quel vino che mi aveva così colpito lo avevo degustato giovedì 28 maggio. Morbido, setoso, lungo, profumato, davvero un altro passo rispetto al resto dei pur buoni vini testati fino a quel momento, mi aveva incuriosito durante l’assaggio “cieco” e, quando ho tolto l’involucro che lo mascherava, ho visto un’etichetta che stranamente non avevo mai messo alla prova del “bicchiere”, pur sapendo da tempo della sua esistenza. 
La piacevole sorpresa richiedeva un approfondimento e, come talvolta mi capita di fare, ho preso la bottiglia per assaggiarla a distanza di qualche giorno. L’ho invece dimenticata in frigo senza tappo, con un salvagoccia (Drop Stop se preferite), per una settimana abbondante.

Dopo averla riportata a una temperatura da rosso, ho provato, con scarsissime speranze, ad assaggiarla di nuovo e non sarei qui a scriverne se l’iniziale sorpresa non fosse stata replicata, anzi addirittura amplificata da un finale ancora freschissimo appena appena contornato da una fugace scia di rovere.

Il vino in oggetto è ricavato dal vitigno omonimo il cui nome è a sua volta ricavabile da una semplicissima sciarada. Insomma, non posso rivelare sempre tutto, ma a Villa Calcinaia dei Conti Capponi ne hanno un’esclusiva che puntualizzano così sulla retroetichetta:

Un’uva che ufficialmente non esiste per un vino che invece è reale e riconosciuto, esclusiva produzione di Villa Calcinaia: Kafka non avrebbe potuto pensarla meglio.

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